Tutto sbagliato e tutto da rifare. Il Tar del Lazio ha annullato l’aggiudicazione dell’appalto per il restauro del convento del Carmine a Velletri, una delle opere più attese negli ultimi anni, destinata a diventare il cuore pulsante della cultura cittadina. Il rischio, però, ora è quello che anziché veder sorgere la Casa della cultura e della musica si finisca con l’assistere a un lungo e difficile contenzioso legale, in cui il Comune potrebbe avere molto da perdere. Il restauro e l’adeguamento del convento, per adibire appunto quegli spazi a casa della cultura, sono rientrati nei finanziamenti regionali del Plus, il progetto che grazie ai fondi europei ha portato la Pisana ad assegnare diversi milioni di euro ai Comuni che hanno presentato le proposte migliori.
A Velletri sono andati 11,4 milioni e per il restauro dell’ex convento del Carmine l’appalto si è aggirato sui 3. Giunto il momento della gara, l’estate scorsa, c’è stato però qualche problema con le due società classificatesi al primo posto, la Edil Fema e la Sistemi di Costruzioni. Per il Comune l’offerta presentata dalle due srl, riunite in associazione temporanea d’imprese, era anomala. L’ati, come in gergo si definisce una tale unione tra aziende finalizzata a un determinato lavoro, è stato così esclusa e l’appalto aggiudicato all’associazione temporanea d’imprese che si era classificata seconda, quella composta dalla Edilerica appalti e costruzioni e dalla Sicra. Le società che si sono visto scivolare l’affare dalle mani hanno fatto ricorso e il Tar del Lazio ha ora dato loro ragione. I giudici amministrativi hanno annullato l’esclusione dell’associazione d’imprese dalla gara, la stessa aggiudicazione della gara e hanno dichiarato inefficace il contratto stipulato tra il Comune e l’ati a cui era stato assegnato l’appalto. Un provvedimento che rallenterà la realizzazione della casa della cultura, ma che soprattutto potrebbe mettere in serio pericolo le casse comunali, esposte ad azioni legali da parte delle società protagoniste della gara.