Assolto dall’accusa di aver diffamato il potente colosso idrico. Ancora una volta la Magistratura dà ragione a Giovan Battista Trenta, stimatissimo attivista a tutela dei consumatori e figura tra le più appassionate, capaci ed oneste del movimento a difesa dell’acqua pubblica e della legalità e giustizia in questo settore.
Il giudice penale lo ha scagionato completamente dopo quasi 7 anni di contenzioso giudiziario per alcuni dubbi sulla gestione del servizio idrico ad Aprilia espressi in un articolo di giornale nel pieno della solita, problematica estate sul fronte idrico. «Era la fine di luglio 2008, periodo in cui erano stati appena consegnati centinaia di nuovi appartamenti e negozi dietro al grattacielo, nel neonato quartiere di via delle Regioni, alle spalle della Menotti Garibaldi – spiega Trenta -. Contemporaneamente la città in vari punti era rimasta senz’acqua per circa tre giorni. Tutto senza nessun preavviso e senza le obbligatorie autobotti per sopperire alla carenza idrica e con lo sportello Acqualatina chiuso. Assorbimento anomalo, uso esagerato da parte dell’utenza apriliana e perdita furono le giustificazioni». Ben altro il problema e poco credibili le “scuse” addotte dal gestore, secondo Trenta, che ogni giorno come coordinatore locale dell’associazione Cittadinanzattiva viveva la città e dava una mano alle famiglie, ai commercianti e alle aziende alle prese con bollette pazze, distacchi selvaggi eseguiti con scorta armata ed altro. La nuova sentenza arriva dal tribunale di Cassino. «… come fa Acqualatina a dichiarare che l’assorbimento in città è anomalo, se molte famiglie sono in ferie e se a seguito dell’ordinanza del sindaco sono state ridotte le irrigazioni di giardini e orti, nonostante la calura? È possibile che dietro l’anomalo assorbimento ci sia una rottura delle condotte, considerato anche per giorni l’acqua ha avuto elevati valori di cloro?», si domandava Giovan Battista Trenta dalle pagine del quotidiano Latina Oggi, ragionando: «Certo che se l’anomalo assorbimento è, invece, dovuto all’insediamento di nuovi quartieri ad Aprilia, ci troveremmo di fronte ad un vero anomalo aggravamento del bisogno idrico in città e, a questo punto, imputabile sicuramente ad una gestione non controllata… ». Affermazioni che, secondo Acqualatina, avrebbero infangato la reputazione e l’immagine della società e dei suoi capi. Accusa respinta dal giudice Del Pizzo il 2 luglio.
«Dopo aver ascoltato le parti (il sottoscritto ed il Dr. Silvano Morandi, già Amministratore Delegato di Acqualatina) – afferma Trenta – e dopo un’appassionata arringa a mia difesa, dell’Avv. Fabio Malecchi di Aprilia, che ringrazio sentitamente, il giudice mi ha assolto con formula piena, ai sensi dell’art. 530 c.p.p., dando lettura del solo dispositivo, riservandosi di depositare le motivazioni entro 90 giorni. Riservandomi di commentare ampiamente tale provvedimento dopo aver letto le motivazioni di sentenza, oggi posso gioire serenamente per la quarta volta, per aver contribuito nel tempo e nel ruolo di coordinatore territoriale di Cittadinanzattiva, a contrastare con sacrosante ragioni di diritto il gestore del Servizio idrico dell’ATO4 ed avere avuto ragione ad esclusivo interesse degli utenti-consumatori su quattro posizioni molto importanti: 1) sentenza positiva sulle clausole vessatorie promossa da Cittadinanzattiva; 2) mancata adesione alla Camera di conciliazione con la conseguente mancata adesione di n. 7.500 utenti e rinuncia tacita all’incasso di 525.000 euro (7.500 x 70,00 euro); 3) mancata approvazione della Moratoria di gestione della bollettazione del Comune di Aprilia ed opera di convincimento all’interno della Consulta regionale degli utenti e dei consumatori del S.I.I. ad esprimere parere negativo sulla proposta di moratoria (Cfr. da pag. 21 a pag. 39 verbale di Consulta del 8/11/2007 allegato); 4) per essere stato assolto dal reato di diffamazione a mezzo stampa». Una nuova vittoria per Trenta, che, come ha ricordato, ha segnato dei passaggi importanti con altre cause, in particolare memorabile rimane quella sulle clausole vessatorie del contratto di Acqualatina: i giudici del tribunale civile di Latina nel 2006, riconobbe come ingiuste, vessatorie appunto, ben 9 su 11 delle clausole del regolamento di servizio contestate dai cittadini rappresentati proprio da Giovan Battista Trenta. Alla luce della nuova sentenza del 2 luglio, restano le domande su come si gestisca la complessa realtà dell’urbanistica, su come venga pianificato e autorizzato l’arrivo di migliaia di persone in città e sui servizi forniti a loro e a chi, in città, già ci abitava.