Dopo una lunga causa iniziata nel 2007 è uscita la sentenza con cui il Tribunale di Roma condanna il Ministero della Salute a risarcire una donna di Latina. A darci notizia è l’avvocato Mattarelli che ripercorre le tappe della vicissitudine: «La donna fra il 1981 al 1989 era stata sottoposta a 55 trasfusioni di sangue ed è poi deceduta nel 1993. Dalla documentazione della causa risulta una relazione dei medici del Goretti di elevata probabilità infettiva delle numerose trasfusioni». Tramite l’avvocato Mattarelli gli eredi avevano già ottenuto l’assegno previsto dalla legge che riconosce ai familiari 75mila euro in caso di decesso per da epatiti post-trasfusionali. «A questa somma già pagata si aggiungono ora poco meno di 100mila euro che il Ministero della Salute dovrà pagare per non aver vigilato sull’attività di raccolta e somministrazione del sangue trasfuso alla donna. Si tratta tuttavia un acconto sulle somme che lo Stato ha sottoposto a transazione con circa 7500 danneggiati (fra vivi e morti) che hanno iniziato entro il 31 dicembre 2007 cause contro il Ministero della Salute per trasfusioni di sangue ed emoderivati infetti». La vicenda del tentativo di chiusura bonaria delle migliaia di cause ormai nota all’opinione pubblica coinvolge diversi assistiti dello studio dell’avvocato che proprio per i ritardi nella firma della transazione con lo Stato ha chiesto ed ottenuto ripetuti rinvii della causa proprio per evitare la definizione del processo che probabilmente continuerà in appello se entro il 2015 non verrà sottoscritto l’accordo per circa 620mila euro. Nel frattempo anche il marito della deceduta è morto e la battaglia continua ora con i figli.
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