Se confermato, da qui a quella data i direttori sanitari avranno modo di organizzarsi e dovranno uniformarsi: fino ad adesso, infatti, ogni ospedale procedeva secondo regole proprie dal momento che non c’era una norma a riguardo.
LE REGOLE
La prima firmataria dell’emendamento passato in commissione è stata Annamaria Parente, di Italia Viva, che ha spiegato con un post su Facebook il perché della proposta. «L’emendamento da noi presentato, che prevede il ripristino delle visite dei familiari nei reparti di degenza e la garanzia minima di 45 minuti al giorno di tempo, è stato approvato in Commissione Affari Sociali con una riformulazione del Governo che prevede l’entrata in vigore dal 10 marzo, per dar tempo ai direttori sanitari di organizzarsi. Con questo emendamento abbiamo colto le istanze di tante associazioni e persone singole, che ci hanno testimoniato le loro storie di sofferenza e dolore nel non poter far visita a parenti allettati in ospedale, con gravi malattie, come tumori e non solo. Se, infatti, tanti direttori sanitari hanno riaperto l’accesso ai reparti di degenza ospedalieri per consentire le visite ai propri cari, molti altri non lo hanno fatto. Fino ad oggi l’accesso ai familiari è consentito solo in sale d’attesa e con durate molto variabili, ma comunque brevi, nonostante vi siano state esperienze positive di aperture senza che ne siano scaturiti cluster. Era necessaria una norma che facesse chiarezza e ristabilisse uniformità. L’accesso sarà previsto, con le stesse misure previste per le Rsa ovvero oltre alla mascherina Ffp2, sarà necessaria una certificazione che mostri l’avvenuto completamento del ciclo di vaccinazione primario più guarigione (con tampone) oppure il completamento del ciclo di vaccinazione».