Presentatosi il 2 luglio 2015 all’Ufficio premi del concessionario Lotterie nazionali con il gratta e vinci, sostenendo che fosse un tagliando vincente, venne denunciato. L’Ufficio, effettuati alcuni controlli, sostenne che quel biglietto era integralmente contraffatto. Ora però per l’operaio è arrivata l’assoluzione da parte del Tribunale di Roma.
Cenni, difeso dall’avvocato Valentina Macor, ha sostenuto che a Sabaudia era solito controllare i gratta e vinci che venivano buttati dai clienti di alcune tabaccherie, ritenendo che spesso, per errore, finissero nel cestino anche quelli vincenti. Ha assicurato che, ricomposto un biglietto strappato in quattro parti, era sicuro che fosse di quelli fortunati e per tale ragione l’aveva portato all’incasso. Il premio sarebbe stato da capogiro: 200mila euro subito, 15mila euro al mese per 20 anni e 100mila euro di bonus finale, per un totale di 3,9 milioni. Per l’operaio era invece arrivato l’avviso di garanzia e poi ha dovuto affrontare il processo, dove Lotterie nazionali si è anche costituita parte civile.
L’avvocato Macor ha sottolineato che, nonostante il biglietto sia stato considerato integralmente contraffatto, non era stata fatta alcuna perizia per attestarlo e che non essendoci dunque prova della falsificazione non si poteva ritenere l’imputato responsabile di ricettazione e tentata truffa. Una tesi che ha convinto il Tribunale di Roma che, a fronte di una richiesta di condanna a un anno e mezzo di reclusione e 800 euro di multa fatta dal pm, ha assolto l’operaio perché il fatto non costituisce reato. Tra 90 giorni le motivazioni della sentenza.