“Lo stesso prerequisito – sostiene il Tar – rappresenta non certo un mero parametro di economicità dell’azione amministrativa, ma uno standard operativo di sicurezza alla stregua di concordi e consolidate indicazioni scientifiche in materia, in particolare anche dell’OMS, secondo cui un parametro numerico inferiore non consente di conseguire il dimensionamento minimo previsto sia dal punto di vista dell’efficienza dell’investimento, sia soprattutto dal punto di vista della salvaguardia della salute delle partorienti e dei nascituri, essendo provato che più alto è il numero dei parti/anno, maggiori sono la manualità e l’esperienza degli operatori e minore il tasso di complicanze e di mortalità”. A pesare anche i pareri della Società Italiana di Ginecologi e Ostetricia, dell’Associazione Ginecologi Universitari Italiani e dell’Università di Studi di Roma “La Sapienza”-Dipartimento di Ginecologia, Ostetricia, perinatologia e Puericoltura.
Registrati meno di 500 parti l'anno
Pochi bebè: confermata la chiusura del punto nascite all’ospedale di Velletri
Confermata dal Tar del Lazio la chiusura del punto nascita dell’ospedale “Paolo Colombo”. I giudici amministrativi hanno respinto il ricorso presentato dal Comune di Velletri contro la Regione Lazio e contro il Ministero della Salute. Il Tar ha specificato che non si tratta soltanto di un problema di costi, ma anche di sicurezza, ricordando che le “Linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell’appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo”, dettate con l’accordo tra Governo, Regioni ed Enti Locali sancito dalla Conferenza Unificata Stato-Regioni del 16 dicembre 2010, prevedono la “razionalizzazione/riduzione progressiva dei punti nascita con numero di parti inferiore a 1000/anno”. E nessuna deroga per le strutture in cui si registrano meno di 500 parti nell’arco di 12 mesi.
08/03/2022
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