Il tribunale di Roma ha sequestrato beni per tre milioni di euro due soggetti inseriti in pericolosissimi contesti di criminalità organizzata di matrice ‘ndranghetista operante nel mandamento tirrenico, facenti capo alla famiglia Piromalli di Gioia Tauro.
Si tratta di C. A., di 61 anni, esponente della cosca calabrese mammoliti di Castellace di Oppido Mamertina e del pregiudicato romano F. G., 80 anni.
LE INDAGINI
Le indagini patrimoniali avviate dagli specialisti della Divisione Anticrimine si sono focalizzate sulla ricostruzione della “carriera criminale” e sull’analisi delle posizioni economico-patrimoniali degli interessati insieme a quelle dei rispettivi nuclei familiari, con l’obiettivo di aggredire patrimoni illecitamente accumulati dalla criminalità organizzata. Questa attività ha evidenziato “una rilevante sproporzione tra i beni posseduti, direttamente o per interposti fittizi, e i redditi dichiarati e l’attività economica svolta, tale da far ritenere che siano il frutto di attività illecite o ne costituiscano il reimpiego”, spiega la questura in una nota.
SEQUESTRO ANCHE AI CASTELLI ROMANI
Il patrimonio sequestrato comprende la totalità delle partecipazioni di una società di capitali con sede a Roma, attiva nel settore immobiliare; un complesso immobiliare a Roma, costituito da locali commerciali di estesa superficie; un complesso immobiliare destinato ad albergo – ristorante a Rocca di Papa; case a Gioia Tauro; una polizza assicurativa del valore di 150.000 euro, oltre numerosi rapporti creditizi, di cui uno intestato ad un società di capitali operante nel settore dell’energia elettrica, con sede a Roma. Le disponibilità finanziarie sono in corso di accertamento.
PROVINCIA DI ROMA LAVATRICE DEL DENARO SPORTO
Il 61enne è accusato di bancarotta fraudolenta e impiego di capitali illeciti in attività economiche, gestite con modalità fraudolente, al fine di massimizzarne i profitti, nonché quelli di seriali intestazioni fittizie di beni con finalità elusive e agevolative. “La necessità di reinvestire i notevoli flussi finanziari illecitamente acquisiti spinse C. A. a trasferire a Roma e provincia il centro dei suoi interessi, con particolare riferimento al settore alberghiero e della ristorazione”, aggiunge la questura.
L’80enne, noto usuraio e collettore dei proventi della criminalità mafiosa per fini di riciclaggio, ha un “elevato spessore criminale accostato, fin dalla fine degli anni ’70, a personaggi come i defunti Danilo Sbarra e Luciano Merluzzi, commercialista del cassiere di “Cosa Nostra”, Pippo Calò e appartenenti alla“Banda della Magliana” e alla “Camorra”.
“La caratura criminale dei proposti e il potere di alterare il mercato economico, consente di sostenere che i “pezzi di ‘ndrangheta” presenti nella capitale e nei comuni limitrofi sono sempre più “visibili” e sono capaci di replicare pienamente la propria struttura criminale nel territorio dove si sono stabilizzati”, conclude la Polizia di Stato.