Papa Francesco racconta quella volta che è venuto a Nettuno per la visita al Cimitero Americano e si è fermato anche ad Anzio, ed ha pianto sulla lapide che ricorda i caduti di tutte le guerre.
Bergoglio è dal 24 marzo che, dal pulpito del Vaticano, prende posizione in maniera forte e accorata contro la guerra definendo abominevoli le atrocità dell’attacco della Russia nei confronti dell’Ucraina. Da pochi giorni è stato annunciata dal pontefice la volontà di andare personalmente in Ucraina dicendosi disposto a parlare con il Patriarca della Chiesa Ortodossa Kyrill.
Ieri, nel viaggio di ritorno dal viaggio da Malta, dove ha pregato contro la guerra circondato da 20mila fedeli, ha ribadito la sua intenzione di andare a Kiev per non lasciare soli i fedeli colpiti dalla guerra. Nel suo tradizionale discorso alla stampa sul volo di ritorno ha toccato vari punti, tutti che riguardano la sofferenza della nostra epoca: non solo la guerra, ma anche le morti dei migranti, facendo riferimento alla sua ultima visita al centro di accoglienza sull’isola de La Valletta.
Sotto le domande dei giornalisti su Putin e la visita a Kiev, papa Bergoglio ha concesso un ampio respiro, di ricordi, pensieri e considerazioni sulla guerra.
“Sempre la guerra è una crudeltà, una cosa inumana, che va contro lo spirito umano, non dico cristiano, umano – ha detto Papa Francesco – è lo spirito di Caino, lo spirito “cainista”… Io sono disposto a fare tutto quello che si debba fare e la Santa Sede, soprattutto la parte diplomatica, il cardinale Parolin e monsignor Gallagher, stanno facendo di tutto, ma di tutto”.
Dal Presidente della Polonia e da tanti fedeli e diplomatici della Santa Sede arriva l’invito ad affrontare due viaggi: uno in Polonia per fare visita ai profughi Ucraini arrivati nel paese, l’altro in medio oriente per incontrare il Patriarca Kyrill che, invece, si è schierato a favore della guerra con parole irripetibili.
“Ogni guerra nasce da una ingiustizia, sempre – ribadisce Bergoglio – perché c’è lo schema di guerra. Non c’è lo schema di pace. Per esempio fare investimenti per comprare le armi. Dicono: ne abbiamo bisogno per difenderci. Questo è lo schema di guerra. Quando è finita la Seconda Guerra Mondiale tutti hanno respirato il ‘mai la guerra’ e la pace. È cominciata una ondata di lavoro per la pace anche con la buona volontà. Era una grande buona volontà. Settanta anni dopo abbiamo dimenticato tutto questo”. Da qui, si lascia andare al ricordo di quando nel 2017 arrivò sul litorale romano, ad Anzio e Nettuno, e tra le altre cose si concesse in una lunga preghiera al monumento dei Caduti di tutte le guerre in piazza Garibaldi ad Anzio. Papa Francesco racconta di aver pianto nel leggere i nomi delle vittime giovanissime delle atrocità delle guerre mondiali scolpiti sull’obelisco di marmo che simboleggia il ricordo delle centinaia di migliaia di morti in battaglia.
“Per il giorno dei defunti sono andato a celebrare ad Anzio e ho visto i nomi ragazzi caduti lì. Tutti giovani, e anche lì ho pianto. Davvero. Bisogna piangere sulle tombe. C’è una cosa che io rispetto perché c’è un problema politico. Quando c’è stata la commemorazione dello sbarco in Normandia i capi di governo si sono riuniti per commemorarlo. Ma non ricordo che qualcuno ha parlato dei 30 mila ragazzi giovani rimasti sulle spiagge. La gioventù non importa. Questo fa pensare a me. Sono addolorato. Non impariamo. Che il Signore abbia pietà di noi, di tutti noi. Tutti siamo colpevoli”.
Bergoglio è dal 24 marzo che, dal pulpito del Vaticano, prende posizione in maniera forte e accorata contro la guerra definendo abominevoli le atrocità dell’attacco della Russia nei confronti dell’Ucraina. Da pochi giorni è stato annunciata dal pontefice la volontà di andare personalmente in Ucraina dicendosi disposto a parlare con il Patriarca della Chiesa Ortodossa Kyrill.
Ieri, nel viaggio di ritorno dal viaggio da Malta, dove ha pregato contro la guerra circondato da 20mila fedeli, ha ribadito la sua intenzione di andare a Kiev per non lasciare soli i fedeli colpiti dalla guerra. Nel suo tradizionale discorso alla stampa sul volo di ritorno ha toccato vari punti, tutti che riguardano la sofferenza della nostra epoca: non solo la guerra, ma anche le morti dei migranti, facendo riferimento alla sua ultima visita al centro di accoglienza sull’isola de La Valletta.
Sotto le domande dei giornalisti su Putin e la visita a Kiev, papa Bergoglio ha concesso un ampio respiro, di ricordi, pensieri e considerazioni sulla guerra.
“Sempre la guerra è una crudeltà, una cosa inumana, che va contro lo spirito umano, non dico cristiano, umano – ha detto Papa Francesco – è lo spirito di Caino, lo spirito “cainista”… Io sono disposto a fare tutto quello che si debba fare e la Santa Sede, soprattutto la parte diplomatica, il cardinale Parolin e monsignor Gallagher, stanno facendo di tutto, ma di tutto”.
Dal Presidente della Polonia e da tanti fedeli e diplomatici della Santa Sede arriva l’invito ad affrontare due viaggi: uno in Polonia per fare visita ai profughi Ucraini arrivati nel paese, l’altro in medio oriente per incontrare il Patriarca Kyrill che, invece, si è schierato a favore della guerra con parole irripetibili.
“Ogni guerra nasce da una ingiustizia, sempre – ribadisce Bergoglio – perché c’è lo schema di guerra. Non c’è lo schema di pace. Per esempio fare investimenti per comprare le armi. Dicono: ne abbiamo bisogno per difenderci. Questo è lo schema di guerra. Quando è finita la Seconda Guerra Mondiale tutti hanno respirato il ‘mai la guerra’ e la pace. È cominciata una ondata di lavoro per la pace anche con la buona volontà. Era una grande buona volontà. Settanta anni dopo abbiamo dimenticato tutto questo”. Da qui, si lascia andare al ricordo di quando nel 2017 arrivò sul litorale romano, ad Anzio e Nettuno, e tra le altre cose si concesse in una lunga preghiera al monumento dei Caduti di tutte le guerre in piazza Garibaldi ad Anzio. Papa Francesco racconta di aver pianto nel leggere i nomi delle vittime giovanissime delle atrocità delle guerre mondiali scolpiti sull’obelisco di marmo che simboleggia il ricordo delle centinaia di migliaia di morti in battaglia.
“Per il giorno dei defunti sono andato a celebrare ad Anzio e ho visto i nomi ragazzi caduti lì. Tutti giovani, e anche lì ho pianto. Davvero. Bisogna piangere sulle tombe. C’è una cosa che io rispetto perché c’è un problema politico. Quando c’è stata la commemorazione dello sbarco in Normandia i capi di governo si sono riuniti per commemorarlo. Ma non ricordo che qualcuno ha parlato dei 30 mila ragazzi giovani rimasti sulle spiagge. La gioventù non importa. Questo fa pensare a me. Sono addolorato. Non impariamo. Che il Signore abbia pietà di noi, di tutti noi. Tutti siamo colpevoli”.
04/04/2022