“Una riflessione la nostra che parte dall’attuale situazione dell’Ente, dall’enorme stato di malcontento che regna negli uffici, nella perdita, da parte anche degli stacanovisti più incalliti, di mordente lavorativo, dalle continue lamentele di tutti i dipendenti che si sentono schiacciati dalle incombenze sempre più pressanti, lasciati soli e senza conforto alcuno, rassicurati da un’ Amministrazione che poi puntualmente disattende le poche e deboli promesse lasciando una profonda e sconcertante delusione in quei pochi che
malauguratamente le hanno creduto”. Questo l’incipit di un documento della Rsa, rappresentanza sindacale del Comune di Nettuno che traccia un quadro pesante sulla situazione lavorativa.
“Nonostante l’esodo a vario titolo del personale dipendente (pensionamenti, dimissioni, mobilità, etc), tra cui figure professionali e colonne portanti dell’azione amministrativa di importanti uffici – hanno poi aggiunto – l’Amministrazione non è stata in grado, negli ultimi anni, di compensare la forte esigenza di bandire adeguate procedure concorsuali/assunzionali approvando, altresì, un piano del fabbisogno del personale totalmente distante dalle esigenze di un Ente di 50.000 abitanti e che, paradossalmente, nonostante la grave carenza di personale, manda in distacco presso altre pubbliche amministrazioni ben 5 dipendenti, creando affanni e difficoltà nella normale attività istituzionale, soprattutto in quelle attività di erogazione dei servizi essenziali ai cittadini.
La situazione era ampiamente prevedibile, le responsabilità politiche ma anche dirigenziali, sono evidenti e di questo si dovrebbe tenere conto. Nonostante tutto si persevera a mantenere ed alimentare un ambiente “malsano”, i pochi dipendenti rimasti fanno salti mortali per raggiungere gli obiettivi che questa Amministrazione e i dirigenti intendono raggiungere ogni anno, svolgendo spesso orario straordinario o portandosi a casa il lavoro senza essere retribuiti.
In tutto questo c’è chi addossa loro ipotetiche responsabilità, eleva provvedimenti disciplinari, chiede frequenti report che sottraggono tempo prezioso alle poche unità in forza anziché soprassedere al superfluo per concentrarsi sull’essenziale; assegna nuovi compiti ed obiettivi difficilmente raggiungibili a causa della scarsità di risorse umane. Si operano discriminazioni tra il personale dipendente, che somatizza fino a non poterne più e a trovare vie di fuga che mai avrebbe pensato di cercare, scappare dal proprio ufficio, dai problemi lavorativi che non riesce a risolvere perché lasciato solo e perché oggettivamente troppi da gestire senza risorse sufficienti. In tutto questo l’Amministrazione anziché cercare di capire il reali motivi per i quali tanti dipendenti chiedono di andar via, ha ben pensato di “ingabbiare” il personale con una discutibile individuazione di personale infungibile e la salute dei dipendenti spesso ne risente sia da un punto fisico che psichico. L’amministrazione non fornisce risposte, spesso la deresponsabilizzazione verso i dipendenti si fa imbarazzante, i dipendenti vengono lasciati alle loro incombenze senza risorse, senza formazione e senza guida. Chi può attinge a “consulenze esterne” per compensare le proprie necessità, altri, non potendo farlo, vengono lasciati alle loro difficoltà. Ci sono uffici che erogano servizi essenziali per il cittadino provvisti di una sola unità lavorativa che non riesce ad evadere l’ordinario, se poi manca il dipendente, che pur avrà diritto ai propri giorni di ferie, permesso e/o malattia, l’ufficio rimane chiuso creando un disservizio all’utenza e le nuove pratiche vanno ad incrementare una situazione già di per sé precaria, ai limiti della sostenibilità. Ci sono uffici dove i funzionari non hanno collaboratori, costretti a una mole di lavoro che richiede tempistiche e allo stesso tempo professionalità specifica non sempre possibile se impegnati su altri fronti. Allo stesso modo ci sono dipendenti ai quali si chiede di avere una professionalità che non si possiede e che solo un’ adeguata formazione e
un corretto inquadramento di livello possono garantire. La situazione della sicurezza degli ambienti, che pur riveste una grande importanza, si aggiunge e allo stesso tempo passa in secondo piano rispetto al malessere generale che si respira fra il personale dipendente dell’Ente. C’è uno scollamento netto tra il vertice e la base di una piramide gerarchica che nella cruda realtà vede un’Amministrazione e la sua dirigenza comportarsi come se nulla di quanto sopra detto esistesse. Assistiamo ad una mortificazione del personale sia in termini di mansioni che di professionalità; a continue richieste di mobilità interna ed esterna all’Ente, e proprio in quei settori al collasso. Assistiamo alla mancanza di trasparenza su talune scelte che vedono dipendenti assecondati nelle loro richieste di mobilità o comando ed altri a cui vengono negate. Sulla questione del “comando”, in particolare, non si comprende come possa ancora essere mantenuto data l’emergenza assunzionale. Si lamenta, inoltre, una disparità di trattamento nella gestione della mobilità all’interno dell’Ente. Le richieste avanzate dai dipendenti o dai dirigenti sembrerebbero sistematicamente ignorate secondo uno schema oggettivamente imbarazzante che penalizza, come al solito, il dipendente. È di questi giorni un avviso dell’ufficio personale per una mobilità interna verso l’Area servizi sociali, che pur ne ha un estremo bisogno, mentre non se ne sono visti a seguito delle varie ed insistenti richieste per l’Area servizi demografici che sta da tempo al collasso. Oggi molti dipendenti del Comune di Nettuno vorrebbero andare via e nessuno fa nulla per chi vorrebbe restare. In un Ente in cui sono presenti criticità come quelle illustrate si dovrà affrontare la sfida del PNRR che si aggiungerà a quelle già in corso come l’emergenza di assunzione del personale. Non stiamo parlando di “eventi straordinari” ma di questioni che si sapevano e si trascinano da anni. Un ricambio generazionale urgente e necessario che non può aspettare oltre e che andrebbe programmato per tempo al fine della trasmissione delle competenze. Questo Comune continua a lavorare come se i dipendenti fossero più che sufficienti, ma la realtà è ben diversa, la scarsità in ogni settore è eclatante. È ora di dire basta ad uno stillicidio che vede sempre e solo il dipendente al centro del problema, che
vede solo e sempre il dipendente al centro di rinunce economiche: è utile evidenziare la mancanza della divisione del fondo dei dipendenti agli inizi dell’ anno e l’individuazione di specifiche responsabilità senza che prima gli individuati sappiano il peso economico delle stesse, trovandosi erogate spesso cifre che mettono a dura prova la dignità dei dipendenti per non dire che rasentano il ridicolo! Le responsabilità del vertice sono talmente eclatanti che non meriterebbero nemmeno di essere analizzate.
In un contesto simile crediamo che sia ora che i dipendenti si tutelino perché all’esterno si conosca una storia diversa, nella speranza che la situazione venga presa in mano da chi sia in grado di affrontarla e risolverla! Il nostro compito come RSU è dare voce ai dipendenti dell’Ente, una voce che oramai è diventata un grido assordante, supportato da note all’amministrazione fatte da specifici settori quando il dialogo non è bastato a placare gli animi, quando le continue rassicurazioni non hanno sortito effetto perché le promesse disattese.
malauguratamente le hanno creduto”. Questo l’incipit di un documento della Rsa, rappresentanza sindacale del Comune di Nettuno che traccia un quadro pesante sulla situazione lavorativa.
“Nonostante l’esodo a vario titolo del personale dipendente (pensionamenti, dimissioni, mobilità, etc), tra cui figure professionali e colonne portanti dell’azione amministrativa di importanti uffici – hanno poi aggiunto – l’Amministrazione non è stata in grado, negli ultimi anni, di compensare la forte esigenza di bandire adeguate procedure concorsuali/assunzionali approvando, altresì, un piano del fabbisogno del personale totalmente distante dalle esigenze di un Ente di 50.000 abitanti e che, paradossalmente, nonostante la grave carenza di personale, manda in distacco presso altre pubbliche amministrazioni ben 5 dipendenti, creando affanni e difficoltà nella normale attività istituzionale, soprattutto in quelle attività di erogazione dei servizi essenziali ai cittadini.
La situazione era ampiamente prevedibile, le responsabilità politiche ma anche dirigenziali, sono evidenti e di questo si dovrebbe tenere conto. Nonostante tutto si persevera a mantenere ed alimentare un ambiente “malsano”, i pochi dipendenti rimasti fanno salti mortali per raggiungere gli obiettivi che questa Amministrazione e i dirigenti intendono raggiungere ogni anno, svolgendo spesso orario straordinario o portandosi a casa il lavoro senza essere retribuiti.
In tutto questo c’è chi addossa loro ipotetiche responsabilità, eleva provvedimenti disciplinari, chiede frequenti report che sottraggono tempo prezioso alle poche unità in forza anziché soprassedere al superfluo per concentrarsi sull’essenziale; assegna nuovi compiti ed obiettivi difficilmente raggiungibili a causa della scarsità di risorse umane. Si operano discriminazioni tra il personale dipendente, che somatizza fino a non poterne più e a trovare vie di fuga che mai avrebbe pensato di cercare, scappare dal proprio ufficio, dai problemi lavorativi che non riesce a risolvere perché lasciato solo e perché oggettivamente troppi da gestire senza risorse sufficienti. In tutto questo l’Amministrazione anziché cercare di capire il reali motivi per i quali tanti dipendenti chiedono di andar via, ha ben pensato di “ingabbiare” il personale con una discutibile individuazione di personale infungibile e la salute dei dipendenti spesso ne risente sia da un punto fisico che psichico. L’amministrazione non fornisce risposte, spesso la deresponsabilizzazione verso i dipendenti si fa imbarazzante, i dipendenti vengono lasciati alle loro incombenze senza risorse, senza formazione e senza guida. Chi può attinge a “consulenze esterne” per compensare le proprie necessità, altri, non potendo farlo, vengono lasciati alle loro difficoltà. Ci sono uffici che erogano servizi essenziali per il cittadino provvisti di una sola unità lavorativa che non riesce ad evadere l’ordinario, se poi manca il dipendente, che pur avrà diritto ai propri giorni di ferie, permesso e/o malattia, l’ufficio rimane chiuso creando un disservizio all’utenza e le nuove pratiche vanno ad incrementare una situazione già di per sé precaria, ai limiti della sostenibilità. Ci sono uffici dove i funzionari non hanno collaboratori, costretti a una mole di lavoro che richiede tempistiche e allo stesso tempo professionalità specifica non sempre possibile se impegnati su altri fronti. Allo stesso modo ci sono dipendenti ai quali si chiede di avere una professionalità che non si possiede e che solo un’ adeguata formazione e
un corretto inquadramento di livello possono garantire. La situazione della sicurezza degli ambienti, che pur riveste una grande importanza, si aggiunge e allo stesso tempo passa in secondo piano rispetto al malessere generale che si respira fra il personale dipendente dell’Ente. C’è uno scollamento netto tra il vertice e la base di una piramide gerarchica che nella cruda realtà vede un’Amministrazione e la sua dirigenza comportarsi come se nulla di quanto sopra detto esistesse. Assistiamo ad una mortificazione del personale sia in termini di mansioni che di professionalità; a continue richieste di mobilità interna ed esterna all’Ente, e proprio in quei settori al collasso. Assistiamo alla mancanza di trasparenza su talune scelte che vedono dipendenti assecondati nelle loro richieste di mobilità o comando ed altri a cui vengono negate. Sulla questione del “comando”, in particolare, non si comprende come possa ancora essere mantenuto data l’emergenza assunzionale. Si lamenta, inoltre, una disparità di trattamento nella gestione della mobilità all’interno dell’Ente. Le richieste avanzate dai dipendenti o dai dirigenti sembrerebbero sistematicamente ignorate secondo uno schema oggettivamente imbarazzante che penalizza, come al solito, il dipendente. È di questi giorni un avviso dell’ufficio personale per una mobilità interna verso l’Area servizi sociali, che pur ne ha un estremo bisogno, mentre non se ne sono visti a seguito delle varie ed insistenti richieste per l’Area servizi demografici che sta da tempo al collasso. Oggi molti dipendenti del Comune di Nettuno vorrebbero andare via e nessuno fa nulla per chi vorrebbe restare. In un Ente in cui sono presenti criticità come quelle illustrate si dovrà affrontare la sfida del PNRR che si aggiungerà a quelle già in corso come l’emergenza di assunzione del personale. Non stiamo parlando di “eventi straordinari” ma di questioni che si sapevano e si trascinano da anni. Un ricambio generazionale urgente e necessario che non può aspettare oltre e che andrebbe programmato per tempo al fine della trasmissione delle competenze. Questo Comune continua a lavorare come se i dipendenti fossero più che sufficienti, ma la realtà è ben diversa, la scarsità in ogni settore è eclatante. È ora di dire basta ad uno stillicidio che vede sempre e solo il dipendente al centro del problema, che
vede solo e sempre il dipendente al centro di rinunce economiche: è utile evidenziare la mancanza della divisione del fondo dei dipendenti agli inizi dell’ anno e l’individuazione di specifiche responsabilità senza che prima gli individuati sappiano il peso economico delle stesse, trovandosi erogate spesso cifre che mettono a dura prova la dignità dei dipendenti per non dire che rasentano il ridicolo! Le responsabilità del vertice sono talmente eclatanti che non meriterebbero nemmeno di essere analizzate.
In un contesto simile crediamo che sia ora che i dipendenti si tutelino perché all’esterno si conosca una storia diversa, nella speranza che la situazione venga presa in mano da chi sia in grado di affrontarla e risolverla! Il nostro compito come RSU è dare voce ai dipendenti dell’Ente, una voce che oramai è diventata un grido assordante, supportato da note all’amministrazione fatte da specifici settori quando il dialogo non è bastato a placare gli animi, quando le continue rassicurazioni non hanno sortito effetto perché le promesse disattese.
31/05/2022