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Manlio Cerroni scrive a Il Caffè: ecco dove cercare le cause dell’incendio di Malagrotta

EMERGENZA: a fuoco impianto rifiuti di Malagrotta, catastrofe ambientale. A Roma finestre chiuse

Continuo a leggere sulla stampa che mentre si cercano le cause dell’immane rogo che il 15 giugno scorso ha investito il Gassificatore e l’impianto TMB2 di Malagrotta e si dibatte sulla natura accidentale, colposa o dolosa dell’incendio e sul funzionamento dei presidi antincendio, la paura e l’incertezza regnano tra i cittadini dell’area interessata e non solo e si chiede un Consiglio Straordinario dell’Assemblea di Roma Capitale per provare a dare risposte concrete ai Romani sull’argomento.

Rispondere concretamente alle preoccupazioni dei cittadini è un atto doveroso che va necessariamente compiuto con coraggio e determinazione senza ricostruzioni parziali o peggio ancora strumentali dei fatti.

Ed è per questo che voglio ricordare che il 25.05.2017 alle ore 11.45 un incendio prese origine proprio da quella stessa fossa di stoccaggio del CDR del Gassificatore di Malagrotta dalla quale è partito l’incendio del 15 giugno. Il personale tecnico, supportato dai sistemi antincendio di cui il sito è da sempre dotato e con i mezzi di cui Malagrotta disponeva, intervenne con tempismo e soprattutto con competenza e l’incendio, rimasto circoscritto al Gassificatore, fu estinto senza alcun danno e senza interruzione del Servizio.

Valga in proposito quanto riportato dal Messaggero del 26.05.2017 nell’articolo “Incendio a Malagrotta, a fuoco deposito rifiuti, rallentata la raccolta”, con le dichiarazioni del dott.Palumbo, al tempo Commissario prefettizio e non ancora gestore degli impianti in qualità di Amministratore Giudiziario, ruolo che assumerà il 27 luglio 2018 a seguito del sequestro richiesto dalla Procura di Roma il 27.05.2018 con il presupposto di un “ingiusto profitto” per il mancato emungimento del percolato della discarica di Malagrotta.

Il dott.Palumbo, rispondendo da Malagrotta alle richieste della stampa, tenne a precisare che:

“I presidi antincendio installati presso gli impianti sono immediatamente entrati in funzione e hanno domato l’incendio. Sul posto sono intervenuti i Vigili del Fuoco che, constatata l’efficacia dell’intervento dei presidi interni, hanno spento l’incendio e monitorato il sito per vedere che sotto il materiale non vi fossero nuovi focolai”.

I Vigili del Fuoco infatti, chiamati come prevede la legge, non poterono fare altro che prendere atto della efficienza dell’intervento e compiacersi con il personale tecnico che aveva provveduto ad estinguere l’incendio.

Molti di quei tecnici, bravi e competenti, che avevano visto nascere e crescere gli impianti di Malagrotta, sono stati licenziati dall’Amministratore Giudiziario che ha preferito sostituirli con personale di sua fiducia.

Nell’ambito del procedimento che ha portato al sequestro di Malagrotta il Gip ha disposto, in sede di incidente probatorio, due perizie, una di natura contabile e una di natura tecnica i cui esiti hanno dimostrato che non esistono né ingiusto profitto né le quantità di percolato quantificate dalla Procura né inquinamento, ma, nonostante questi risultati il sequestro è rimasto purtroppo in essere nonostante le nostre reiterate richieste di revoca.

Con il sequestro è rimasto al suo posto anche l’Amministratore Giudiziario dott.Palumbo cui competono dal 27 luglio 2018 tutte le scelte tecniche e gestionali dell’area di Malagrotta a partire dalla selezione del personale tecnico responsabile del funzionamento e della sicurezza degli impianti.

Manlio Cerroni

22/06/2022
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