Arresti e perquisizioni su tutto il territorio nazionale nei confronti di una agguerrito network, articolato in cinque gruppi interconnessi, composto prevalentemente da soggetti di nazionalità italiana, rumena, moldava, ucraina greca e maltese, dedito al contrabbando internazionale di sigarette, prodotti energetici e alcolici con importanti ramificazioni in Slovenia, Germania, Belgio, Inghilterra, Olanda, Polonia, Francia, Bulgaria e Grecia, paesi da e verso i quali veniva importata/esportata la merce di contrabbando.
CONTRABBANDIERI COL REDDITO DI CITTADINANZA
Si tratta dell’operazione denominata “Melita”, conclusa con 28 mandati d’arresto verso altrettanti indagati, 20 dei quali ricercati sul territorio nazionale (province di Bari, Roma, Trieste, Latina, Napoli, Campobasso, Caserta, Perugia, Lecce, La Spezia, Massa Carrara, Isernia, Alessandria, Treviso e Venezia) e le restanti 8 all’estero (Croazia, Belgio, Moldavia, Inghilterra, Germania e Bulgaria), quest’ultimi destinatari di apposito mandato di arresto europeo e mandato di cattura internazionale. Sono accusati di associazione a delinquere finalizzata al contrabbando di tabacchi lavorati esteri, sottrazione all’accertamento o al pagamento dell’accisa sui prodotti energetici e sulle bevande alcoliche, il tutto con l’aggravante del reato transnazionale. Cinque di loro peraltro erano percettori di reddito di cittadinanza. Le persone coinvolte nelle indagini sono invece 115.
Questi soggetti erano i principali responsabili del network dedito all’acquisto, stoccaggio e commercializzazione di ingenti partite di prodotti di contrabbando e si vanno ad aggiungere ai due arresti in flagranza di reato già effettuati nel corso delle indagini.
INDAGINI DAL 2018
Le investigazioni sono state avviate nel 2018 a seguito del monitoraggio di alcuni autoarticolati in transito presso il valico del Brennero e sono state condotte dal Nucleo di Polizia Economico Finanziario di Trento, con il supporto dello Scico di Roma, sotto la direzione della Procura Distrettuale di Trento.
Grazie all’ausilio di sofisticate strumentazioni tecniche utili a scovare doppifondi o carichi di copertura, nonché ricorrendo ad intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali, è stato possibile ricostruire un fiorente traffico illecito di prodotti di contrabbando provenienti da numerosi paesi europei (in particolare Slovenia e Germania) trasportati a bordo di autoarticolati, pullman, furgoni e anche singole autovetture spesso dotati vani nascosti o accompagnati da carichi di merce di copertura, che giungevano in Italia anche dai valichi di Prato La Drava, Tarvisio e Trieste oltre che dal Brennero.
ECCO COME AVVENIVA IL CONTRABBANDO
Tra i vari sistemi utilizzati per il contrabbando, si segnalano i seguenti modus operandi:
La spedizione di T.L.E. o prodotti energetici, via terra o via mare, in camion o container, con l’utilizzo di carichi di copertura o di mezzi dotati di doppifondi artatamente ricavati, scortati da fittizia documentazione predisposta ad hoc;
L’utilizzo strumentale dal regime di transito comunitario doganale, per cui le sigarette, cedute ufficialmente dal produttore o da intermediari, viaggiano in Italia con documentazione apparentemente regolare, che ne attesta la destinazione a Paesi dell’area extracomunitaria e vengono successivamente immesse illecitamente in consumo sul territorio nazionale attraverso il “falso” appuramento dei documenti T1 (documento di transito comunitario delle merci, destinate extra U.E., che viaggiano in sospensione d’imposta) e la predisposizione di altrettanto false dichiarazioni di esportazione;
L’apertura ad hoc di depositi fiscali ove stoccare fittiziamente carichi di alcolici, in sospensione d’imposta, provenienti da fornitori U.E. e destinati in realtà al mercato clandestino europeo.
Tra le altre cose, è emerso anche il coinvolgimento di una distilleria con sede in Trentino che ha tentato di contrabbandare un ingente quantitativo di prodotti alcolici in evasione dei diritti doganali, tramite il trasferimento fraudolento di due carichi di vodka (39.960 bottiglie), sequestrati a Verona a marzo del 2019.
I finanzieri trentini hanno anche ricostruito l’ammontare dei tributi evasi (accise, diritti doganali e altre imposte dovute) pari a 27.268.161 euro, nonché l’avvenuta immissione in consumo di ulteriori 160 tonnellate di t.l.e. e di oltre 16 milioni di litri di prodotti alcolici.