«Erano i giorni successivi alla comparsa delle epigrafi contro il giudice Lucia Aielli. C’era un clima di tensione a Latina. Era una cosa grave che aveva colpito tutti, soprattutto noi ragazzi. Per questo, con le scuole, avevamo deciso di scendere in piazza a manifestare per far sentire il sostegno della città. È stato proprio in quei giorni che li ho visti: il politico e un noto esponente della criminalità locale».Matteo Palombo, il ragazzo di 22 anni, racconta a Il Caffè il gesto che lo ha trasformato in un eroe. «Io abito in centro. E quel giorno mi trovavo all’altezza del Gran Caffè San Marco quando ho visto il deputato di Fratelli d’Italia, Pasquale Maietta, che passeggiava con Costantino Di Silvio, detto Cha Cha, arrestato in questi giorni nell’ambito dell’operazione “Don’t touch”. Era l’ottava volta che li vedevo insieme, in pieno giorno. Allora non ho resistito. Ho scritto un post su Facebook: “è mattina e Latina è fresca, dorata di un sole tiepido. Si sta benissimo. Tuttavia davanti al tribunale di Latina sorgono delle epigrafi mortuarie che vedono vittima Lucia Aielli. Dal minuto dopo siamo tutti il giudice, la donna, la madre. Solidarietà da tutto il mondo politico, tranne lui, il politico che in questi giorni più di altri ha tenuto in piedi la trattativa fra i partiti di maggioranza. Lo stesso uomo politico che quella mattina – quella delle minacce a Lucia Aielli – in pieno centro passeggiava con due esponenti della criminalità locale. Cronaca di strada”». Matteo scrive e dopo qualche giorno cominciano ad arrivare strane telefonate: «Suona il cellulare e non rispondo. Dopo poco mi arrivano messaggi su Whatsapp: dice di essere quel criminale visto in centro con il politico. Mi dice “stupidino” e mi suggerisce di stare tranquillo. All’inizio ho pensato fosse uno scherzo. Ma per togliere ogni pensiero sono andato in Questura, insieme a Sandro Aielli, il fratello del giudice, mio avvocato. Ho parlato con un agente e ho mostrato il numero di telefono dal quale mi erano arrivate le chiamate: mi dicono che è quello di Costantino Di Silvio. Chiamano il Questore e sporgo denuncia contro Di Silvio per minacce».
Ma le minacce non cessano. «La Squadra Mobile – continua Matteo -, nel corso delle indagini, intercetta una telefonata in cui il deputato dice a Di Silvio di rompermi le scatole. Poi in un’altra telefonata Di Silvio dice che io l’ho denunciato e allora il deputato gli dice di smetterla».
Eppure gli incontri non finiscono: «Un giorno, mentre passeggiavo, Di Silvio mi viene incontro, mi prende a braccetto e mi dice che non dobbiamo litigare, perché siamo amici… Ovviamente io sono andato avanti per la mia strada!».
Perché per Matteo è normale così. Ha 22 anni, studia Scienze Politiche ed è stato educato alla legalità dalla sua famiglia. Non solo: è stato educato a osservare la realtà intorno a sé, a fare il suo dovere di cittadino e a dire la verità: “Io ho studiato alla scuola media Leonardo Da Vinci di Latina e lì ho visto spesso i bambini subire le angherie da coetanei nati e cresciuti in determinate famiglie. È normale andare a scuola e vedersi sottratti i vestiti o gli oggetti di valore senza poter reagire? Tutti vedono, ma tutti si girano dall’altra parte. È possibile che solo io ho visto il politico e il criminale a braccetto in centro?».
Come stanno rispondendo i tuoi amici? «Con uno splendido cordone di solidarietà!».
Oggi frequenti l’Università, ma sei stato anche rappresentante di Istituto del Liceo Classico, il Dante Alighieri: cosa ti ha insegnato quella esperienza?
«Ho visto e vedo ancora che in questa città non c’è la forza di ribellarsi. E lo stesso lo vedo anche nei ragazzi. La loro coscienza è ancora debole. Forse la manifestazione per la Aielli è servita a far sentire che almeno noi ci siamo. Come è servita la manifestazione organizzata da Libera il 22 marzo 2014, nella giornata della memoria. Eppure dobbiamo dire una cosa: c’erano giovani, ma gli adulti erano assenti».
Hai paura? «Dire ciò che si vede, denunciare è meno pauroso di ciò che sembra. Quando si entra in Questura si trovano persone pronte ad accoglierti e ad ascoltarti. Bisogna aver fiducia nelle istituzioni. Non si deve avere paura. Ed io non ne ho».