Secondo gli inquirenti, la dottoressa imputata, dopo aver visitato il 14enne presso il punto di primo soccorso di Cisterna e aver verificato che presentava forti dolori addominali, si era limitata a somministrargli degli antidolorifici, rimandandolo a casa. Per la pubblica accusa, l’imputata avrebbe dovuto disporre il trasferimento del ragazzino in una struttura attrezzata, dove farlo sottoporre a una serie di accertamenti, che avrebbero consentito una rapina diagnosi di volvolo e un altrettanto rapido intervento, utile a impedire l’insorgenza di una necrosi ileale. Nel momento in cui il paziente è giunto al “Goretti”, secondo gli inquirenti, aveva ormai un’occlusione intestinale a due diversi livelli e una necrosi ileale da volvolo, per cui è stato sottoposto a un intervento chirurgico, ma a causa di alcune complicanze dovute alla necrosi è morto tre settimane dopo.
Il Giudice Varricchione ha assolto il medico per non aver commesso il fatto: secondo le tesi della difesa, suffragate dalle perizie di parte e da quella disposta dal giudice, è emerso un classico caso di malasanità fatto di errori commessi all’ospedale Goretti, in particolare il ritardo con cui si è intervenuti. Sei anni di perizie per un nulla di fatto. E nel caso in cui si disponesse un processo a carico dei medici del Goretti, tutto andrebbe in prescrizione nel 2017.