I numeri dei controlli
Tra luglio ed agosto i controlli hanno interessato 288 strutture, ne sono state rilevate 83 irregolari (pari al 28% di quelli ispezionati). Applicate 108 sanzioni penali ed amministrative per oltre 40 mila euro.
Disposti 10 provvedimenti di chiusura nei confronti di impianti e aree ricreative acquatiche a causa delle gravi criticità rilevate.
I casi più gravi
In 4 casi, nelle province di Messina, Viterbo e Latina, i controlli di Carabinieri dei NAS hanno accertato la inidoneità delle acque utilizzate negli impianti natatori e di divertimento, rilevando anche elevati contenuti di coliformi fecali e cariche batteriche, tali da rendere l’acqua pericolosa per la salute umana a causa di potenziale rischio di tossinfezioni.
In provincia di Latina
Per quanto riguarda la provincia di Latina, sono stati eseguiti controlli presso 30 strutture di cui 13 sono risultate non conformi. Cinque le piscine chiuse (a cui 2 stato già revocato il provvedimento di sospensione) per mancata esecuzione analisi acque utilizzate nell’impianto natatorio; due piscine per carenze dei requisiti strutturali del punto di ristoro; due piscine sanzionate per carenze igieniche nei locali di ristoro per importo complessivo di 2.000 euro; quattro piscine segnalate ai competenti Sindaci per adozione provvedimento di competenza per mancata osservanza degli aspetti igienico sanitari, per la costruzione, la manutenzione e la vigilanza delle piscine ad uso natatorio.
Disposta l’immediata chiusura di un parco acquatico e di un centro sportivo con annesso impianto natatorio utilizzato anche per attività ludiche-ricreative, entrambi ubicati nella provincia di Latina, poiché è stato accertato che le acque di approvigionamento delle piscine provenivano da pozzi artesiani e non erano state sottoposte alle periodiche verifiche di potabilità previste dalla legge. Il valore delle strutture chiuse ammonta a 2,5 milioni di euro.
Piscine abusive
Altri provvedimenti di chiusura hanno interessato 3 piscine totalmente abusive nelle province di Napoli, Reggio Calabria e Bari, riconducibili a proprietà private o strutture ricettive, adibite arbitrariamente ad aree ricreative aperte al pubblico con ingresso a pagamento, ed altre 3 strutture affette da rilevanti carenze strutturali ed autorizzative.
Altre violazioni
Soni state rilevate anche situazioni di inosservanza alla normativa di sicurezza dei luoghi di lavoro e di prevenzione ai rischi per gli utenti, incluse le misure anti COVID-19, come l’assenza di cartellonistica informativa e la mancanza delle periodiche pulizie e sanificazioni.
Presso i punti ristoro interni alle strutture, sono stati sequestrati oltre 250 kg di alimenti, destinati alla somministrazione alla clientela, risultati scaduti di validità o privi di tracciabilità; sono state rilevate carenze igieniche e strutturali negli ambienti di preparazione dei pasti, spesso rimediati in spazi ristretti, privi dei minimi requisiti per garantire condizioni ottimali di funzionamento e di manutenzione.
I controlli dei Carabinieri NAS proseguiranno allo scopo di garantire la salute dei cittadini e la sicurezza del consumatore.
Volete sapere quale è? Non possiamo dirvelo
Ricordiamo il giornale non può divulgare il nome della struttura senza incorrere in denunce e pesanti sanzioni. Questa è la libertà di stampa in Italia, dove la verità e il diritto dei cittadini ad essere informati è meno importante dei diritti di chi commette reati, senza contare il danno che ciò comporta a tutte le altre strutture regolari che possono essere ingiustamente sospettate dagli utenti di essere quella incriminata.
Anche per questo, come per molti altri motivi, l’Italia è ultima tra i paesi ‘occidentali’ nella classifica mondiale della libertà di stampa redatta da Reporters sans frontieres.
Chi volesse leggere la classifica, può cliccare qui
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