A distanza di 18 anni la Corte d’Appello di Roma, confermando le responsabilità dell’amministrazione dell’epoca, ha aumentato il risarcimento al papà e ai fratelli della vittima.
Aumenta il risarcimento alla famiglia Giovannoni. In primo grado il padre Remo aveva ottenuto 320mila euro, 320mila alla madre e 140mila euro al fratello e alla sorella.
Il legale della famiglia, l’avvocato Ezio Bonanni, ha chiesto e ottenuto per loro il riconoscimento anche dei danni biologici, psicobiologici e psichici: 350 mila euro per il padre, 150 mila ciascuno ai fratelli.
“Il ricorso a provate cure mediche per il temporaneo stato depressivo”, si legge nella sentenza, può giustificare una maggiore “personalizzazione del danno rispetto a quella già riconosciuta”.
Confermata sia “la penale responsabilità di Luciano Giovannini, (allora) dirigente del Comune di Aprilia, per la condotta omissiva in ordine allo stato del manto stradale di via Toscanini sia l’esclusiva responsabilità del Comune di Aprilia, quale custode della strada, nella determinazione dell’incidente”.
“Il consulente del pm – si legge ancora – pur affermando che la presumibile velocità a cui viaggiava il ragazzo fosse di 70 chilometri orari ha comunque dichiarato che la causa del sinistro doveva essere individuata esclusivamente nello stato di cattiva manutenzione della strada atteso che, se il manto fosse stato integro, avrebbe consentito al ciclomotore di percorrere la curva sinistra ad ampio raggio senza perdere aderenza”.
LA VICENDA
L’incidente in cui il giovane ha perso la vita è avvenuto il 30 agosto 2005 intorno alle 17.30. Il ragazzo stava percorrendo via Toscanini con il suo motorino quando, a causa di una buca, è caduto a terra poco prima dello svincolo per viale Europa.
A nulla sono valsi i soccorsi del 118 e il loro tempestivo intervento: nonostante fosse stato stabilizzato nel tragitto in ambulanza, Daniele spirerà prima dell’arrivo in ospedale.
Da subito tutti hanno puntato il dito sulle condizioni della strada ma la giustizia non procedeva. Il padre di Daniele si era anche incatenato davanti il Tribunale: voleva assolutamente che fosse fissata un’udienza che chiarisse le responsabilità della morte del figlio, strappato alla vita troppo giovane. Il processo è poi cominciato: tre gradi di giudizio, un processo lungo dodici anni. Che si è concluso con la conferma della condanna del Comune e del funzionario.
LEGGI ANCHE:
Giovane morto per la strada dissestata, l’ex dirigente comunale risarcirà il Comune