Il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Velletri, Ilaria Tarantino, ha rinviato a giudizio i fratelli Adam Ed Dressi, 22 anni e Ahmed Ed Dressi, 27 anni, che si erano costituiti a Roma il 19 luglio, e Hadi Amor Osema, 28 anni, quest’ultimo arrestato il 10 agosto scorso. Sono tutti residenti ad Anzio. Saranno parti civili il padre, la madre, il fratello e la sorella di Muratovic.
LA DINAMICA
Quella maledetta sera la vittima si era presentata con alcuni amici presso il principale locale frequentato dal gruppo dei due fratelli, dal quale gli è stato intimato di allontanarsi, motivo che ha scatenato la lite all’esterno.
Attraverso lo sviluppo del quadro investigativo, sono venuti alla luce alcuni aspetti chiarificatori delle motivazioni che ne erano alla base e della dinamica dei fatti, quest’ultima ancora in fase di approfondimenti, resi difficoltosi da un clima di reticenza e omertà di tutti i soggetti a vario titolo coinvolti o testimoni dell’evento.
TESTIMONI RETICENTI
“Le risultanze investigative finora acquisite hanno restituito un impianto accusatorio che vede diversi soggetti presenti al momento dell’aggressione del gruppo, composto sicuramente da ulteriori persone, non nei confronti di una opposta fazione ma verso un unico individuo, disarmato e non legato ad ambienti criminali, al contrario degli oppositori rivelatisi un pericoloso sodalizio presente sul territorio di Anzio”, ha spiegato la questura di Roma.
I tre soggetti di origini maghrebine ma di nascita italiana, sono gravemente indiziati di aver aggredito con pugni e schiaffi Muratovic, per poi colpirlo con armi da taglio al petto e al fianco, provocandone la morte.
LA CONFESSIONE E LE PROVE
In particolare è stato lo stesso Ahmed a confessare di aver sferrato la coltellata al petto che ha provocato il decesso della vittima, mentre il fratello Adam e l’amico detto “Suzu” sarebbero stati sempre presenti e partecipi sin dall’inizio delle prime minacce alla vittima, evidentemente figlie di pregressi attriti, tanto che il trio viene ripreso successivamente da una telecamera del Comune di Anzio presente in zona, mentre fugge insieme.
Fondamentali sono risultate alcune testimonianze, seppur reticenti e contraddittorie, ma univoche nell’indicare la partecipazione dei tre alle fasi antecedenti, concomitanti e soprattutto successive all’aggressione: nessuno ha però indicato o visto l’autore o gli autori delle due coltellate, presumibilmente, anche secondo i riscontri autoptici, inferte da due coltelli diversi e di conseguenza da due persone differenti.
Il processo servirà a fare maggiore chiarezza.