A Pomezia il Borgo di Pratica di Mare chiuso, diffidato il Comune: «Le strade sono pubbliche». Riceviamo e pubblichiamo la nota dell’associazione Latium Vetus.
Relativamente alla chiusura delle strade del Borgo di Pratica di Mare, pensavamo di averle viste tutte. La mente torna all’estate 2020, il cancello “di cantiere” rimosso forzatamente dal Comune, poi quello abusivo apposto nottetempo e seguito dalla messa in opera di reti e transenne, le decine di ordinanze emesse dal Dirigente all’Urbanistica, mentre il Tar Lazio confermava la necessità di ripristinare la fruizione delle strade pubbliche.
Dopo tutte le pronunce e le sentenze di questi anni, così chiare relativamente alla natura pubblica delle strade di Pratica di Mare, non ci aspettavamo di vedere nuovamente apposto il cancello che dal 21 luglio scorso delimita per l’ennesima volta – sempre illegittimamente – l’accesso al Borgo.
Dopo oltre trenta giorni dalla sua apposizione il cancello è ancora lì al suo posto. Non può quindi che sorgere un dubbio. Dov’è il Comune di Pomezia? Perché dopo queste settimane la struttura apposta illegittimamente dai privati non è stata ancora rimossa?
L’azione del Comune non torna e questo ha indotto l’Associazione Latium Vetus a diffidare formalmente l’Amministrazione comunale di Pomezia.
Facciamo un passo indietro. L’ente comunale è perfettamente consapevole della natura pubblica delle strade di Pratica di Mare. Lo provano le numerose ordinanze volte al ripristino della fruizione pubblica delle aree viarie del Borgo, emesse dal Dirigente all’Urbanistica tra il 2019 e il 2021 – e tutt’oggi valide e pienamente efficaci – confermate dalla sentenza n. 7974/2021 emessa dal TAR Lazio che ha respinto i ricorsi proposti dai privati. A riprova di quanto sin qui affermato, fa fede l’oggetto di una delle ultime ordinanze comunali, quella del 4 agosto 2021, che testualmente recita “Esecuzione Sentenza del TAR del Lazio n. 7974/2021 – Rimozione dei dispositivi che impediscono il libero accesso a strade e piazze interne al Borgo di Pratica di Mare”.
Pienamente nota al Comune – anzi il fondamento dell’azione a tutela degli interessi pubblici sulle strade di Pratica – è anche la nota emessa il 18 ottobre 2019 dall’Agenzia delle Entrate – Ufficio Catastale di Roma – Territorio, con la quale sono state espressamente riconosciute le strade del Borgo “in consistenza, alla Partita Speciale Strade Pubbliche”, azione che è stata poi recentemente confermata dalla sentenza del 05 dicembre 2022 emessa dalla Corte di Giustizia Tributaria di Primo Grado di Roma, nella quale i giudici hanno chiaramente riconosciuto che in base “alla documentazione … versata in atti si evince che la rete viaria interna del Borgo ha natura pubblica”, infatti, “la società contribuente non ha provato, … di avere un atto scritto che le attribuisca la proprietà della rete viaria del Borgo”.
Ebbene, a fronte di questa chiarezza qual è stata l’azione del Comune di Pomezia a seguito dell’apposizione dell’ultimo cancello?
La messa in opera del cancello ad opera Nova Lavinium S.r.l., società riconducibile alla famiglia Borghese, è stata infatti anticipata dall’inoltro al Comune di Pomezia della relativa Comunicazione di inizio lavori.
Tredici giorni dopo, il 3 agosto 2023, a cancello installato ecco arrivare l’ordinanza comunale di “sospensione dei lavori” (ma questi non sono stati già ultimati?), con la quale l’ente locale ha contestato alcuni vizi procedurali (l’assenza dell’autorizzazione paesaggistica, la mancata presentazione della Segnalazione Certificata di Inizio Attività, ecc. ecc.). A ben vedere, però non è stato contestato il vizio più rilevante, ovvero l’assenza del diritto di proprietà in capo alla Nova Lavinium delle strade pubbliche di Pratica di Mare, laddove il cancello è stato posizionato.
Altro che “sospensione dei lavori”. In assenza del diritto di proprietà, il titolo abilitativo dei lavori non può che essere nullo con conseguente condanna alla messa in pristino dei luoghi da eseguirsi anche ad opera del Comune e rifusione delle spese a carico del privato.
Nulla di tutto ciò. Il cancello si trova ancora lì in assenza di alcun titolo abilitativo, ed in base a quella che appare essere a tutti gli effetti una volontà prevaricatrice degli interessi pubblici.
Una chiosa finale è relativa all’azione scarsamente incisiva della pubblica amministrazione, che ha dirette conseguenze negative sulle nostre vite. Con un ente comunale dall’azione ferma e competente, questa vicenda non continuerebbe la sua sequela dal lontano 2016. Il danno, invece, è evidentemente a carico della collettività e continua a colpirci tutti.
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