Il progetto presentato dalla società Paguro, controllata di Rida Ambiente, è stata oggetto dell’ultima conferenza dei servizi, il tavolo tecnico a cui partecipano tutti gli enti coinvolti nei pareri. L’orientamento della Regione è quello di un diniego all’autorizzazione: lo si evince da una frase riportata a conclusione delle 32 pagine di verbale, nel quale si legge che, “bilanciati gli interessi in campo, le criticità rilevate e i pareri espressamente negativi acquisiti complessivamente consentono di concludere non favorevolmente l’iter istruttorio”.
“Sulla base dell’istruttoria svolta all’interno del procedimento di valutazione di impatto ambientale e dalle problematiche che emergono dai pareri acquisiti, risultano elementi che non permettono la conclusione positiva del procedimento, sia per quanto riguarda la compatibilità ambientale sia per quanto riguarda il rilascio del provvedimento autorizzatorio unico regionale”, si legge ancora nel verbale.
Tra le criticità emerse, l’incompatibilità paesaggistica, la presenza di fattori ambientali e urbanistici “escludenti” come gli usi civici, la presenza di edifici definiti “sensibili”, l’inadeguatezza del-la viabilità.
Una posizione contestata dalla stessa Paguro, che ha fatto notare come non fosse “opportuna la chiusura della Conferenza di Servizi alla luce del fatto che non è stata approvata l’analisi di rischio che deve considerarsi documento propedeutico ed essenziale alla valutazione del progetto di bonifica e discarica”.
Non solo: i pareri negativi di Arpa, area Urbanistica della Regione e Soprintendenza saranno oggetto di una udienza al Tar il 26 aprile prossimo.
Paguro nei giorni scorsi aveva presentato ulteriori compensazioni: oltre ai 34 milioni di euro necessari alla bonifica dell’ex cava, ha proposto un pozzo per le abitazioni della zona, chiudendo i pozzi privati che emungono acqua potenzialmente inquinata, e opere di urbanizzazione in via Savuto, sempre a La Gogna, per un totale di altri quattro milioni di euro.
Proposte non prese in considerazione. Per questo gli avvocati di Paguro hanno fatto mettere a verbale come “la Regione decide scientemente di non analizzare e considerare le ulteriori misure di compensazione, né si esprime il sindaco Terra. Tale decisione non può che essere interpretata come volontà espressa delle amministrazioni di rinunciare a risparmiare risorse erariali pari a circa 40 milioni di euro”. Paguro ha già preannunciato ricorso.
Intanto il consiglio comunale di Aprilia festeggia quello che ha definito “la fine di un incubo”: “Il nostro territorio è stato salvato dall’ennesima violenza, la nostra posizione è stata nettamente contraria a una discarica nella nostra città, come è stato da sempre chiaro che questo impianto sarebbe stato destinato ad accogliere i rifiuti romani quindi a risolvere problemi altrui. Aprilia ha vinto”.
Aprilia area a rischio ambientale
Finisce all’attenzione del presidente della Regione Nicola Zingaretti il progetto per realizzare un impianto di produzione e raffinazione di combustibile secondario solido (CSS) in via Val Camonica in zona Sacida ad Aprilia, oggetto di una interrogazione da parte del consigliere regionale Marco Cacciatore. L’impianto proposto sorgerebbe accanto a Rida Ambiente, che si occupa del trattamento meccanico biologico dei rifiuti: a presentare il progetto è stata la stessa società.
Con l’interrogazione viene chiesto a Zingaretti di dichiarare Sacida “Area ad Elevato Rischio Ambientale”.
«Dietro la sollecitazione dei residenti di Sacida, che lottano da anni per il diritto alla salute e la vivibilità del loro quartiere, abbiamo inoltrato a Zingaretti, all’assessore regionale all’urbanistica, al sindaco di Aprilia e al presidente della commissione regionale Rifiuti, Marco Cacciatore, la richiesta di Dichiarazione Area ad Ele- vato Rischio Ambientale. Solo Cacciatore ci ha subito dato la sua disponibilità», spiegano Carmen Porcelli per La Città degli Alberi, Rosalba Rizzuto per Aprilia Libera e Andrea Ragusa per Cittadini Pentastellati – Grillini Apriliani.