«Da mesi stiamo sollevando il problema cercando di prevenire la chiusura dei reparti di pediatria, ostetricia, ginecologia e maternità a Marino – spiega il segretario Idv Marino Marco Comandini -, abbiamo chiesto un’azione politica più incisiva, certi della convinzione che a chiudere reparti ci volessero due minuti e a riaprirli forse anni. La risposta? Il vuoto. Purtroppo le nostre preoccupazioni avevano fondamento, i reparti che avrebbero dovuto aprire il 30 settembre sono ancora tristemente chiusi». E a proposito della mancata riapertura del punto nascita, si tratta di una questione temporanea? «Se non cambiano le leggi – sostiene il commissario Mucciaccio – non ci sarà nulla di momentaneo e definitivo. Questa Azienda sanitaria non può avere 4 punti nascite perché c’è mancanza di personale».
Il vecchio decreto Bondi ne prevedeva addirittura due, ma «pensiamo – rimarca il commissario – si possano averne tre (come attualmente, ndr). Io avevo proposto alla Regione un dipartimento materno-infantile interaziendale nel quale partecipavamo noi dando il terzo piano di Marino, Tor Vergata avrebbe messo gli specialisti, e infine il Bambin Gesù». Una proposta avanzata in primavera ma che dalla Regione Lazio non è stata ancora trattata: «È stato doloroso non poter riaprire i locali di Marino, perfettamente funzionanti». Quello che fa pensare è che per ristrutturare il terzo piano è “bastato” qualche milione di euro, mentre reperire qualche decina di migliaia di euro per il personale non è stato possibile.
Cosa ha in mente la politica per il futuro del San Giuseppe di Marino? Un polo ospedaliero storico, un vanto per la comunità con le mamme che una volta facevano a gara per farci nascere i figli. Questa la riflessione di Mucciaccio: «A Tor Vergata e Frascati il punto nascita non c’è, e adesso nemmeno a Marino: tutto quel versante non è servito, mentre invece Velletri, Genzano e Albano ce l’hanno. Sarebbe stato più logico che l’altro punto nascita fosse localizzato nella parte più a est, ad oggi sguarnita. Però non dispero visto che l’ospedale dei Castelli sta andando avanti (è stato completato il primo solaio, ndr). Una volta che questo avrà assorbito i nosocomi di Ariccia, Albano e Genzano, ci saranno tutte le possibilità di fare un punto nascita nella parte di territorio non fornita».