Hanno provato a uscire senza macchia dallo scandalo che li ha travolti 13 anni fa, ma non ci sono riusciti. Assolti nel processo sulla cosiddetta «tangentopoli pometina» per prescrizione, quattro imputati, tra cui l’attuale leader dell’opposizione consiliare Luigi Celori, avevano fatto ricorso, puntando a un’assoluzione nel merito, che avrebbe cancellato ogni ombra sul loro operato. La Corte d’Appello di Roma però ora si è espressa, rigettando gli appelli e confermando la sentenza di proscioglimento soltanto alla luce del troppo tempo trascorso dai fatti. La «bufera» nel centro romano esplose nel 2001, con arresti e pesanti accuse. Gli inquirenti ipotizzarono che vi fosse un «giro» di mazzette legato ad appalti e servizi. Nel mirino finirono soprattutto la gara per la raccolta rifiuti e l’entrata dell’ente pubblico nell’«Aser», società incaricata di occuparsi della riscossione dell’Ici e della Tarsu, già impegnata nel Comune di Aprilia. Secondo gli inquirenti, gli amministratori del Comune di Pomezia, in cambio di denaro, avrebbero affidato senza alcuna gara e senza ribassi l’appalto per i rifiuti al Consorzio GFM, costituito dagli imprenditori Romeo Caronti e Angelo Deodati. Sempre grazie a «mazzette», trecento milioni che avrebbe versato ai politici l’imprenditore Giuseppe Saggese, al vertice di «Publiconsult», socio privato di Aser, l’ente pubblico sarebbe entrato in quest’ultima società. Tranne qualche patteggiamento, il processo per la cosiddetta «tangentopoli» pometina finì però il 29 settembre 2009 con una serie di proscioglimenti per intervenuta prescrizione. La sentenza del Tribunale di Roma non aveva soddisfatto gli imputati Luigi Celori, Flavio Leonori e Roberto Mambelli, all’epoca dei fatti consiglieri comunali, e l’imprenditore Giuseppe Saggese, che hanno fatto ricorso puntando a un’assoluzione nel merito. Un processo in cui si sono costituiti parte civile il Comune di Pomezia, tramite l’avvocato Giovanni Lauretti, e il Codacons, tramite l’avvocato Claudio Coratella. Ora la decisione della Corte d’Appello, che ha rigettato i ricorsi.
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