Lo scopo del faccia a faccia è di promuovere, a strettissimo giro, un tavolo di confronto tra gli stessi sindacati e il Ministero del Lavoro per tentare di salvare il salvabile, ossia scongiurare i 200 licenziamenti che si sono abbattuti lo scorso 27 novembre sullo stabilimento pometino e sull’intera città come un fulmine a ciel sereno.
Nessuno stato di crisi
“Sarà difficile, certo, ottenere un risultato concreto – così ci riferiscono i sindacati – visto che l’azienda non ha dichiarato lo stato di crisi, ma ha deciso di procedere direttamente al licenziamento dei lavoratori. L’azienda, per il momento, non torna indietro sulla sua decisione, non parla di ammortizzatori sociali, ma vuole procedere con le lettere di licenziamento e, poi, con l’attivazione della Naspi (la ex cassa d’integrazione) .
Questo aspetto tecnico rende difficile l’attivazione degli strumenti istituzionali che, di solito, vengono utilizzati per salvare i posti di lavoro a rischio, ossia proprio gli ammortizzatori sociali.
In ogni caso, le assemblee e i picchetti continuano, ma certo stiamo anche attivando anche tutti i canali politico-isitituzionali a nostra disposizione per tentar di costringere l’azienda a fare un passo indietro.
Intanto, l’11 dicembre incontreremo i vertici di Unindustria. Poi il Ministero del Lavoro”.
La procedura di licenziamento
La procedura di licenziamento dei 200 lavoratori, come anzidetto, è partita lo scorso 27 di novembre. Prevede la mobilità per un totale di 216 lavoratori dei salumifici Fiorucci: 200 esuberi riguardano lo stabilimento di Pomezia, 16 quello di Parma. Ad agosto scorso il colosso Fiorucci era passato di proprietà. Dalla multinazionale messicana Sigma Alimentos a due fondi, il tedesco Navigator Group e l’irlandese White Park Capital.
Leggi anche: