Al contrario, di tutt’altro avviso, per le 13 associazioni e comitati che ci hanno scritto quegli alberi si potrebbero salvare eccome, senza alcun problema, almeno due di essi. A tale scopo hanno raccolto oltre 2500 firme per chiedere lo stop all’abbattimento. Non si può escludere che la vicenda abbia pesanti strascichi giudiziari, in caso di abbattimento, vista e considerata la fermezza e certezza tecnica delle associazioni che ci hanno contattato.
Albano, braccio di ferro Giunta-Associazioni sugli alberi di piazza Carducci
“Una nota fin troppo scarna – scrivo 13 tra associazioni e comitati territoriali non solo di Albano, ma anche dei comuni limitrofi dei Castelli Romani – per un problema che riguarda non solo i sei platani della piazzetta delle promesse. Ma la cura e la gestione dell’intero patrimonio botanico di Albano laziale. Con sincera e competente volontà di collaborare con l’amministrazione comunale. Le associazioni hanno chiesto un incontro tecnico. Per trovare una soluzione per la conservazione di questi esemplari che vanno dai 40 ai 90 anni.
2500 firme per fermare l’abbattimento
Abbiamo prodotto due relazioni tecniche, una generale e una sulle prove strumentali sullo stato degli alberi in questione. Non è di certo una lotta fra partiti, ma voleva essere un dialogo tra la società civile, che si espressa anche con una raccolta di firme spontanea che ha superato le 2500 firme, a l’amministrazione. Alle nostre domande tecniche non abbiamo avuto risposta, tantomeno sulle politiche del verde urbano.
Non abbiamo avuto risposte né dall’assessore Andreassi, né dalla Sergi, e dopo il primo incontro neanche dal Sindaco Borelli. Non sappiamo perché si sia comunque deciso di abbatterli, nonostante il loro tecnico, e la precedente perizia del 2018, abbiano situato alcuni alberi in classe C e quindi curabili secondo le buone pratiche. Ne tantomeno capiamo perché si parli ancora di capitozzature e di strutture in ferro per reggere gli alberi.
Soluzioni deleterie ed inutili
Le prime sono deleterie per gli alberi le seconde sono inutili. Altresì non capiamo perché le analisi del cancro colorato, non si chiama “rosso” anche perché di solito colora l’albero di blù, si siano fatte fare solo ora, se il motivo riguarda solo lo smaltimento non si capisce perché è stato fatto solo ora e non prima di aprire il cantiere con notevoli ritardi sullo stesso.
Ma quali 300 metri?
Anche la norma per cui si dovrebbero eventualmente abbattere tutti gli alberi a 300 m di distanza non si sa da dove sia uscita, infatti la norma ( Determinazione Regione Lazio n.A00823 del 11/02/2013) semmai prevede solo l’abbattimento di quelli adiacenti e non a trecento metri. Le associazioni rimangono esterefatte, anche se ormai notiamo da parte di molte amministrazioni dei Castelli Romani questo comportamento di assoluto non ascolto della società civile che esprime anche utili competenze tecniche. Non ci arrendiamo e rimaniamo comunque a disposizione per un eventuale e più volte sollecitato incontro tecnico.
Oltre ai 2500 cittadini aderiscono a questo ultimo appello le associazioni: Italia Nostra, Diakronica, Equincontro Natura, l’Alleanza per le Foreste dei Castelli Romani, Fabricalbano, l’EcoIstituto, Alberi in periferia, Alberi Volsci, Aipin Lazio, RiforestiAmo i Castelli Romani, RiforestiAmo Albano e il comitato di quartiere Villa Ferraioli.
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