CITTADINI CONTRARI. LA DITTA SI DIFENDE
L’obiezione è arrivata nel corso del primo incontro, giovedì 17 marzo. Presenti anche i rappresentanti dei comitati Anzio No Biogas e Lavinio No Biogas e dell’associazione Anziodiva, che hanno già presentato dettagliate osservazioni contrarie all’iniziativa in discussione. I cittadini hanno ribadito la loro contrarietà. Dal canto suo ha difeso l’impianto l’ingegner Claudio Vesselli, l’ex dirigente del settore rifiuti della Provincia di Roma, ora nei panni del controllato. È infatti amministratore unico della società Green Cycle Project, proprietaria al 100% della Green Future 2015, ditta titolare del progetto: «Il biometano è più puro del metano», ha detto.
IL “NO” DI BRUSCHINI
Si è espresso anche il Sindaco Bruschini, che “esprime parere contrario. Condivide la preoccupazione dei cittadini – sintetizza il verbale – e condivide le osservazioni, il principio del recupero dei rifiuti non può costituire un pericolo per la salute pubblica. […] Il sito non è idoneo a tale scopo per la presenza di insediamenti antropici”. Tradotto: ci sono abitazioni, una scuola, oltre all’altro impianto previsto dalla società Anziobiowaste, autorizzato in via definitiva dalla Regione con tanto di parere favorevole dello stesso Comune bruschiniano. Uno smacco, quest’ultimo, alla città. Ma sulla nuova fabbrica di gas da immondiza Bruschini e il ceto politico sono stati stanati e devono rendere conto all’elettorato. Il Comitato Anzio No Biogas ha presentato nel corso della Conferenza 3.378 firme di residenti contrari al progetto in questione. Rappresentano l’8% degli elettori di Anzio. Entro 60 giorni dal deposito del progetto, il Comune poteva chiedere una “inchiesta pubblica per l’esame dello studio di impatto ambientale, dei pareri forniti dalle pubbliche amministrazioni e delle osservazioni dei cittadini”. Lo prevede il codice ambientale.
LA ASL CHIEDE LUMI
A colpire di più è l’intervento chiaro e forte della Asl: «La caratterizzazione sulla salute pubblica non c’è, manca una valutazione riferita al contesto locale di Anzio», ha detto il dottor Giammattei, il quale rileva che «non è stato preso in considerazione l’aspetto del potenziale rischio sanitario connesso alla realizzazione dell’impianto in esame».
Un rilievo non leggero: in pratica, evidenzia l’assenza di esaurienti dati epidemiologici, ad es. malattie e ricoveri della popolazione che dovrebbe convivere con quest’altra fabbrica, con il viavai di camion che vi porterebbero i rifiuti senza tralasciare l’altro impianto di trattamento dell’immondizia “bio”gas ex Cogec ora Anziobiowaste sdoganato da Regione e Comune in via della Spadellata, a pochi metri.
CHI TUTELA LA SALUTE PUBBLICA?
Come non notare però che la Regione Lazio ha ridotto assai i fondi per gli studi epidemiologici concentrando il lavoro nelle mani della Asl RmE, che da sola è chiamata a seguire l’intero territorio regionale?
Un duro colpo per salute pubblica e per ricerche importanti come Eras Lazio sulle popolazioni che vivono vicino agli impianti di trattamento dei rifiuti è inchiodata.
Il rappresentante dell’Asl ha chiesto “una valutazione puntuale che consideri la realizzazione del similare impianto già autorizzato già autorizzato (della Anziobiowaste, ndr) e la presenza di insediamenti abitativi e scuole, dalla documentazione esaminata non si evince la compatibilità della proposta progettuale”.
La Conferenza dei servizi ha poi riservato altre sorprese: il responsabile del procedimento “evidenzia che alla presente conferenza non è stata convocata l’Area sistemi naturali, struttura regionale competente alle procedure di Valutazione di incidenza, in relazione all’ubicazione dell’area di progetto al confine con il SIC (sito naturale d’interesse comunitario tutelato dall’Unione europea, ndr) Macchia della Spadellata e Fosso S. Anastasio”. Hanno perciò chiamato l’organo non convocato ed “è emersa la necessità dell’attivazione della procedura di Valutazione di incidenza ex DPR 357/1997”. Si tratta di un altro iter richiesto dalla normativa europea e nazionale per salvaguardare l’integrità dei siti inseriti nella rete Natura 2000, il principale strumento della politica dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità.
La Regione ha sospeso il procedimento di Valutazione d’impatto ambientale. Ciò impedisce il maturarsi del silenzio assenso. L’ufficio V.I.A. della Regione si è riservato così di approfondire e di richiedere come meglio crede e per tutto il tempo che ritiene necessario.