Gli incredibili ritardi di applicazione del Codice rosso antiviolenza
Nonostante la denuncia, la situazione si sblocca solo su insistenza di Elisa, che viene ascoltata solo cinque mesi dopo la denuncia a ottobre 2023.
Nel frattempo, Elisa fa tutto ciò che una donna che subisce violenza può fare.
Cerca di rifarsi una vita, si sposta di domicilio, si rivolge a uno sportello psicologico di un centro antiviolenza, si affida a un legale e attende che le promesse del cosiddetto codice rosso vengano mantenute.
Nonostante tutto questo non succede niente fino a febbraio 2024 quando dopo un anno dalle violenze e dopo nove mesi dalla denuncia il maltrattante viene sentito dai carabinieri di Latina.
Ma l’interrogatorio non produce gli effetti sperati di calmare l’uomo, che anzi sembra aumentare l’accanimento.
A questo punto, per Elisa, si riaprono le porte dell’inferno. Ricominciano le violenze da parte dell’uomo che inizia a pedinarla, a minacciare di morte lei e la madre.
Videominacce su tik tok
Sono 135 i video che il maltrattante posta su TikTok pieni di minacce di morte verso Elisa.
La giovane sporge nuovamente denuncia presso i carabinieri di Latina. Elisa e la madre smettono in pratica di vivere liberamente e restano confinate in casa terrorizzate dalle minacce dell’uomo.
Nel frattempo, le istituzioni non si muovono. Il procedimento viene rimpallato tra le procure di Latina e Roma. Nonostante l’intervento del centro anti violenza e due nuovi Codice rosso che dovrebbero far scattare provvedimenti quali misure cautelari, allontanamento e perfino il braccialetto, in realtà non succede nulla.
A fine luglio 2024 Elisa denuncia di nuovo, stavolta presso la polizia a Roma, perché l’uomo ha annunciato il suo femminicidio sui social.
Ad oggi, nonostante le denunce, l’uomo continua ad essere armato, libero e mai più sentito dalla polizia dopo febbraio 2024. I maltrattamenti nei confronti di Elisa proseguono.
È la stessa Elisa che vuol far conoscere la sua storia nella speranza di poter sbloccare la macchina della giustizia, che almeno in questo caso non sta funzionando.
L’interrogazione parlamentare
Il suo caso è finito ora in una interrogazione parlamentare ai ministri della Giustizia e dell’Interno firmata da 15 deputati di Pd, 5stelle e Alleanza verdi e sinistra.
Si legge nell’interrogazione:
«Nel suo caso come del resto in molti altri, il Codice rosso non riesce a proteggere le donne sia perché non viene attuato in modo tempestivo sia perché mancano risorse (giudici e magistrati sui casi di violenza) e formazione.
Polizia e carabinieri non sempre sono in grado di attuare la legge nei tempi stabiliti e le procure molte volte sono lente ed inadempienti»
«Elisa ha paura di morire per mano dell’uomo che ha denunciato più di un anno e mezzo fa e che ha annunciato più volte il suo femminicidio.
Per salvare le donne dalla violenza di chi gli sta vicino non servono opuscoli e post sui social per il 25 novembre, ma serve una applicazione reale, efficace, veloce delle misure previste dal Codice rosso. Serve presenza, immediatezza e protezione; serve la presenza dello Stato e delle istituzioni».
L’interrogazione chiede «quali iniziative i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano adottare per proteggere Elisa dal suo persecutore, così come tutte le donne che subiscono maltrattamenti.