Competizione ancora magmatica tuttavia: i candidati di centrodestra, la sua collocazione, non si contano più.
«Penso che alla fine prevarrà la paura di perdere, non credo si andrà alle urne con questa frammentazione. Ho seri dubbi anche che si voti a giugno, come si crede. Siamo in forte ritardo e può succedere di tutto».
Proprio dalle sue parti, il centro destra, hanno fatto delle primarie roboanti: bella dimostrazione di forza.
«Premesso che non amo collocarmi – preferisco ritenermi al servizio della città piuttosto che in un punto dell’emiciclo politico -, non enfatizzerei troppo quel risultato: il numero dei votanti può sembrare importante, ma se si calcolano i 104mila elettori di Latina resta una percentuale bassa. Poi – continua accigliato – quanti dei 9.000 votanti avevano partecipato anche alle primarie del Partito Democratico? E soprattutto, siamo sicuri che nessun elettore di Forza Italia, rimasta fuori per propria scelta, sia andato a votare magari decidendo di scegliersi l’avversario migliore in vista delle elezioni? Il tutto andrebbe analizzato molto a fondo».
Lasciamo da parte gli altri e veniamo a lei: qual è il suo credo? «Amo questa città perché la sento mia e non sopporto di osservarne il lento e progressivo sgretolamento. Sono convinto che il cambiamento sia possibile senza traumi o scossoni, purché si perseguano degli obiettivi praticabili. Non cerco la rivoluzione ma la buona politica, fatta di semplicità e di onestà: non prometto né porti né aeroporti. Non è più tempo di favole. Vorrei ripartire dalle cose semplici come il microcredito, il decoro urbano, il buon andamento amministrativo».
Quindi niente metropolitane e borghi marinari? Così perde voti! «La metro è un progetto da azzerare, scriva pure. In quanto al resto le dico: siamo seri. Penso a strumenti semplici come il baratto sociale: non riusciamo a pagare Imu o Tari al nostro Comune? Possiamo accedere ai servizi socialmente utili e compensare quanto dovuto lavorando per la collettività. La crisi – sospira – può divenire un’occasione di rinnovamento, facendoci ripensare il futuro. Con il mio movimento abbiamo stipulato una convenzione con un primario Istituto di Credito per finanziare le idee progetto come vere e proprie imprese, grazie al Decreto Legge 18 ottobre 2012 n.179 che ha introdotto, fissandone i requisiti, la definizione di start up innovativa. Poi le scuole – si accalora Lemma -: i giovani non sono il futuro ma il presente, e questa città, che continua ad apparire peggiore di quanto non sia, deve puntare tutto su di loro».
Sembra facile. Eppure, se sarà Sindaco, troverà ad aspettarla rogne belle pesanti.
«È chiaro che situazioni complicate come quella di Latina Ambiente e del Cimitero debbono essere risolte – ammette l’ex dirigente sportivo -, ma vogliamo guardare oltre, cominciando dal far ripartire l’economia cercando opportunità per creare posti di lavoro. Il lavoro è dignità».
Lemma, lei non viene dalla luna e la prima accusa che le muoveranno viene facile: lei di politica è del tutto digiuno. «Attacco preventivato – sorride -; altrettanto semplice le offro la risposta: quelli che di esperienza ne avevano da vendere, hanno costretto Latina a subire due commissariamenti prefettizi gettandola in un baratro profondo, soprattutto dal punto di vista della credibilità politica e amministrativa. Quindi?».
Cinquantenne, due figli di 16 e 8 anni, il calcio è la sua passione, per non dire la sua vita. Uno dei suoi vanti è un numero, il codice 73485 della Federazione Gioco Calcio, che identificava la sua prima squadra, il Borgo Santa Maria. Via via quel numero è arrivato in serie B: oggi è il codice del Latina, perchè nella resurrezione nerazzurra dalle ceneri del 2007 c’è il suo marchio. Inevitabile stuzzicarlo su quella che è stata la sua casa, lo stadio Francioni. «Ferita aperta, non è possibile doversi vergognare di fronte all’Italia con la curva ospiti chiusa da anni». Chi butta giù dalla torre, gli amministratori precedenti che hanno creato il papocchio o De Marchis, che ha scoperchiato la pentola? «Non mi interessa puntare il dito, vorrei solo risolvere. Si facesse il collaudo, ripristiniamo la legalità delle destinazioni d’uso e restituiamo dignità all’impianto, nel rispetto soprattutto dei tifosi!».