Inoltre, all’indomani della retata che ha portato all’arresto di quello che gli inquirenti considerano un vero e proprio “sodalizio criminale”, l’Arpa Lazio (Agenzia Regionale di protezione ambientale) ha reso note le analisi delle falde acquifere sottostanti Roncigliano, sostenendo che negli ultimi 4 anni le concentrazioni di veleni pericolosi per la salute umana e per l’ambiente hanno superato per ben 162 volte i limiti massimi ammessi dalla legge: benzene, cloroformio, arsenico, ferro, manganese, piombo, alluminio, nitriti, floruri. Riscontrando valori inquinanti superiori fino a 305 volte i limiti massimi ammessi dalla legge senza che nessun Ente pubblico: Comune di Albano, Provincia di Roma e Regione Lazio, siano intervenuti adeguatamente per diffidare la società di Cerroni e per imporre la successiva bonifica. Negli stessi giorni, l’Eras Lazio – l’accreditato studio epidemiologico della Regione Lazio, del Sistema Sanitario Nazionale – ha confermato quello che pare un vero e proprio bollettino di guerra, pubblicando dei dati relativi alla qualità della vita ai Castelli Romani – disponibili anche su internet – da cui si desume nei dieci comuni limitrofi alla discarica di Roncigliano si muore, ci si ricovera e ci si ammala di tumore di più che altrove.
Per questo, l’immobilismo dell’Amministrazione comunale di Albano, guidata dal sindaco Nicola Marini, diventa ancora più evidente. Per evitare che con l’esaurimento precoce del VII invaso (che avrebbe dovuto durare almeno 8 anni ed è invece quasi esaurito in appena 2 e mezzo) si arrivi, presto, alla costruzione dell’VIII invaso, a distanze dalle case ancora inferiori”.






















