Lo scorso anno Petrianni ebbe l’ennesimo scontro con il cognato. Lo uccise e gettò il corpo in un pozzo vicino alla carrozzeria di via Maina, tra Sezze e Borgo Faiti, coprendolo con dei calcinacci. Il setino cercò poi di cancellare le tracce di sangue e portò l’auto della vittima, una Mercedes, da un rottamatore di Aprilia, tentando di far sparire il mezzo, per sostenere il racconto da lui fatto alla moglie del carrozziere, che la vittima si era allontanata con una donna.
Petrianni e il cognato discutevano da tempo per il pagamento dell’affitto del capannone dove la vittima gestiva la carrozzeria. Interrogato dal gip, il setino disse di aver discusso con Di Raimo, di essersi azzuffato con quest’ultimo, ma di non ricordare poi cosa fosse accaduto.
Il pm Giuseppe Bontempo, sostenendo che quello del carrozziere è stato un omicidio premeditato, ha chiesto per Petrianni una condanna a 30 anni, richiesta sostenuta dal legale di parte civile, l’avvocato Francesco Vasaturo. I difensori del 57enne, gli avvocati Oreste Palmieri e Amleto Coronella, hanno parlato invece di legittima difesa. La richiesta del pubblico ministero è stata però completamente accolta dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Mara Mattioli. E le speranze per Petrianni sono ora tutte riposte nel ricorso in appello. In aula l’imputato, prima di rientrare in carcere, ha detto: “Chiedo perdono per quello che ho fatto. Non volevo uccidere”.
L’omicidio
La Mobile giunse ben presto all’arresto del 57enne, già noto alle forze dell’ordine, essendo stato coinvolto in diverse rapine. La svolta arrivò soprattutto grazie ad alcune intercettazioni ambientali compiute all’interno della questura di Latina, dove vennero convocati, oltre a Petrianni, il rottamatore di Aprilia Stefano Palombi e un vicino dell’imputato, Claudio Limardi, lo stesso che lo avrebbe accompagnato ad Aprilia.
Limardi venne intercettato mentre, riferendosi a Petrianni, diceva a Palombi: “L’ha fatto fori”. Il rottamatore, ritenuto del tutto inconsapevole dell’accaduto, si arrabbiò invece con il 57enne: “E poi me porti la macchina sua da me…ma te devi fa trent’anni”. Un’affermazione rivelatasi una premonizione. Limardi chiese quindi a Petrianni di sollecitare il rottamatore affinché li discolpasse: “Diglielo Pié…tiraci fuori dai problemi, tiraci fuori dai casini”. A quel punto l’imputato, riferendosi alla vittima disse: “Ieri abbiamo litigato e mi si è presentato con un coltellaccio. Io l’ho acchiappato e l’ho accoppato. Capito?”. E ancora: “Sta sei metri sotto terra… non me ne frega un cazzo”. Limardi poi riferì agli investigatori di essere stato contattato dal 57enne, di aver ricevuto da lui delle confidenze, ma di non sapere nulla di quel che era accaduto.