Castelli Romani, il livello del lago Albano cala di altri 3 centimetri
Il livello attuale è pari a -66 centimetri rispetto a 2 anni fa. Questo ulteriore abbassamento si verifica nonostante tra settembre e la prima metà di ottobre ci si siano verificate precipitazioni superiori alla media degli ultimi anni.
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La situazione, quindi, si complica ulteriormente, alimentando preoccupazioni tra i residenti e gli esperti del settore. Il livello della falda continua a scendere, nonostante la pioggia, insieme ai livelli dei laghi di Albano e Nemi.
Scrive Giancarlo Della Monica, referente dell’Associazione Grottaferrata Sostenibile, in merito al lago Albano
“Dopo 12 giorni siamo tornati misurare il Lago Albano ed incredibilmente abbiamo perso altri 30 mm. Dai -630 mm dello scorso 25 settembre, oggi siamo a -660 mm (7 ottobre). Eppure tutto il mese di settembre ed i primi giorni di ottobre hanno fatto registrare una piovosità superiore alla media e se neanche in queste condizioni il lago riesce a recuperare la situazione si fa sempre più complicata”.
Lago Albano, soluzioni possibili, ma difficili
Scrive ancora Della Monica in merito al lago Albano:
“Anche se si cerca a tutti i costi di nascondere e dichiarare lo stato di crisi idrologica del nostro territorio credo che ormai sia chiaro a tutti che la situazione sia fortemente critica.
Il bollettino siccità regolarmente pubblicato ed aggiornato dall’ AUBAC ha fatto registrare quest’anno per tutta l’ATO 2 un drastico peggioramento dello stato idrico dei Castelli Romani, a livello di riserve di acqua nelle falde idriche. In sostanza tutta la provincia di Roma, il passaggio dallo stato di criticità bassa a criticità media con tendenza al peggioramento.
Eppure questi dati passano inosservati, nessuna testata giornalistica li riprende e li commenta, salvo rarissimi casi.
Sicuramente la principale causa è la fortissima urbanizzazione ed il conseguente aumento del carico antropico che ha interessato e sta interessando tutto il Comprensorio castellano. Ma come si potrebbe attuare concretamente la lotta al costante ed inesorabile consumo del suolo?
Secondo quello che stabiliscono le nostre leggi ed anche la nostra stessa Costituzione attraverso il principio di “sussidiarietà orizzontale”, che in ambito urbanistico conferiscono ai singoli comuni sovranità massima, la strada è solo una. Indurre ogni singolo Comune ad approvare Piani regolatori a consumo zero di suolo.
Il problema è che i comuni sono tanti, solo nel nostro territorio, volendo escludere Roma sono 17 e per far sì che un Comune adotti e quindi approvi un Piano regolatore a consumo zero di suolo, devono coesistere più condizioni. Una ferrea volontà politica, una granitica compattezza dei Consigli comunali, notevoli competenze in materia ed una buona solidità economica dell’Ente.
Capirete che tutte queste condizioni sono estremamente difficili da trovare contemporaneamente.
E, quindi, sperare di risolvere la nostra crisi idrica e salvare i nostri laghi attraverso solo la lotta al consumo di suolo è una guerra lodevole ma persa in partenza.
Bisognerebbe ridurre i prelievi, adeguare le norme che li disciplinano, infine razionare l’acqua e così facendo tuteleremmo anche il suolo, perché i permessi a costruire non possono prescindere dalla disponibilità di acqua potabile. Forse è proprio per questo motivo che non si fa, almeno per ora”.