Ma non lasciamoci ingannare. Col referendum di domenica l’Italia si gioca tantissimo: nel futuro potremmo guardare al risultato che ne scaturirà come a un risultato storico, nel bene o nel male, ancora più importante di quelli ottenuti coi referendum sul divorzio o sul nucleare.
E l’importanza non è data certo dai risvolti politici, cioè dal tentativo di trasformarlo in un referendum sul governo Renzi. In ballo in realtà c’è molto di più, c’è il futuro dell’Italia: bisogna oggi decidere che strada vuole prendere il nostro Paese per i prossimi 20-30 anni e le conseguenze probabilmente influenzeranno la nostra ‘potenza’ e il nostro prestigio all’interno dello scacchiere mondiale per tutto il 21esimo secolo.
USA E GERMANIA HANNO GIÀ ‘VOTATO’
Il tema energetico è certamente oggi quello che più condiziona i rapporti tra stati, tra popolazioni, tra economie. Gas e petrolio condizionano le alleanze, generano le guerre, guidano l’andamento delle borse, alimentano il terrorismo (che così viene definito e combattuto guarda caso solo nei luoghi dove ci sono giacimenti di gas e di petrolio). I potenti del petrolio hanno accumulato ricchezze talmente grandi da riuscire oggi ad influenzare tutte le economie del mondo, comprese quelle occidentali. Usa e Germania hanno compreso che l’indipendenza energetica è l’unica strada per non essere sottomessi e da anni stanno sviluppando politiche miranti alla massima valorizzazione delle energie alternative. Certo nell’immediato continuano anche loro a ricorrere ad energia nucleare ed estrazione di idrocarburi, ma Merkel ed Obama hanno compreso che non è con queste scelte che si potrà aspirare alla leadership in questo secolo. L’ha compreso persino la Cina, che cerca faticosamente di trovare un’alternativa all’enorme consumo di carbone, gas e petrolio che il suo vertiginoso sviluppo industriale richiede. Questi paesi hanno deciso di investire per il futuro sulle fonti rinnovabili. Magari hanno anche capito che il pianeta effettivamente non ce la fa a sopportare questo livello d’inquinamento, ma la vera motivazione è più dettata da prospettive economiche, dal proprio tornaconto: ad esempio la “green economy” solo negli Usa ha già creato 4 milioni di nuovi posti di lavoro.
LA ‘TRAPPOLA’ PREPARATA DA RENZI&BOSCHI
L’Italia negli anni passati ha fatto uno sforzo enorme per puntare sulle fonti rinnovabili: i risultati ci hanno portato in testa alle classifiche degli stati più virtuosi con una produzione che copre il 40% del nostro fabbisogno, senza bisogno di accendere nemmeno una delle costosissime, inutili e pericolose centrali nucleari che la Francia voleva affibbiarci: parliamo di decine di miliardi di euro risparmiati. Sommiamoci qualche altra decina di miliardi di euro che ogni anno restano in Italia, invece di volare verso la Russia e i paesi arabi. Ora i nostri governanti sembrano averci ripensato: sono stati tolti i fondi per lo sviluppo della produzione di energia da fonti rinnovabili, mentre sono stati ripristinati e aumentati i contributi a chi brucia combustibili ‘classici’ o anche immondizia.
Le Regioni, i Comuni di tutti i colori politici cercano di opporsi a questa politica ‘pro-combustibili fossili’, ma lo Stato ha già pronta una trappola. Si parla tanto di un altro referendum, quello che dovrà confermare il cambiamento di una parte della Costituzione: numero di parlamentari ridotti, con un Senato non più ellettivo, e un sistema legislativo non più bicamerale. Si può essere o non essere d’accordo, ma nella riforma del ‘Titolo V’ il Governo ha inserito, in fondo, 2 righe che potrebbero cambiare il nostro futuro: lo Stato vuole assumere pieni poteri in tema di “produzione, trasporto e distribuzione nazionali dell’energia”. In un sol colpo fatti fuori tutti: Regioni, Comuni, Comunità.
Si può essere favorevoli o contrari, ma l’importante è essere coscienti che il risultato del referendum sulle trivelle avvierà o bloccherà una impostazione della politica energetica nazionale che influenzerà la nostra vita nei prossimi decenni.
Si vota nella sola giornata di domenica 17 aprile 2016, dalle ore 7 alle ore 23.
Per poter esercitare il diritto al voto, bisogna recarsi al proprio seggio elettorale con la tessera elettorale e un documento d’identità valido.
Chi deve rinnovare o fare comunque una nuova tessera elettorale può recarsi al proprio Comune di residenza nei due giorni precedenti la votazione dalle ore 9 alle 18 e nella domenica del referendum fino alle ore 23.