IL PICCOLO PAESE CONTRO LA LOBBY DEI RIFIUTI
Gli amministratori di questo piccolo paese (5.400 residenti in tutto) che si trova sulla sponda lombarda del lago di Garda, dopo aver affidato nel 2009 ad una società pubblico-privata, la Mantova Ambiente SpA, la gestione del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti con il sistema porta a porta, avevano riscontrato fin dall’inizio una consistente lievitazione dei costi, oltre al fatto che il servizio veniva svolto male. L’affidamento doveva durare fino alla fine del 2016, ma già nel 2011 il Sindaco, che è un ingegnere e che si era visto arrivare una richiesta di pagamento quasi doppia rispetto a quella pattuita due anni prima, aveva scritto una lettera alla società, affermando chiaramente che non avrebbe pagato neanche un fico secco per quel servizio costoso e svolto male; preannunciava così anche l’intenzione di riprendersi in mano la gestione attraverso personale, mezzi e strutture proprie del Comune. Confortato anche da un parere dell’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) relativo al fatto che i Comuni non sono soggetti all’iscrizione obbligatoria all’Albo Nazionale dei Gestori Ambientali, integrato da un altro parere preventivo della Corte dei Conti, il Sindaco ha così appurato che gestendo in proprio il servizio con il sistema “porta a porta” (cosiddetta gestione “in house”), non solo avrebbe applicato i criteri di regolarità, efficacia ed economicità finanziaria che prevede la legge, ma sarebbe riuscito anche a far calare consistentemente le bollette pagate dai cittadini.
I CITTADINI SODDISFATTI, SINDACO RIELETTO
Come sempre più spesso accade anche nei piccoli Comuni però quel Sindaco ha dovuto fare i conti anche con la sua rissosa maggioranza e così nel 2013 è arrivato un Commissario Straordinario, il quale, per prima cosa, ha riaffidato il servizio alla Mantova Ambiente. Alle successive elezioni comunque i cittadini hanno ridato fiducia al Sindaco uscente e al suo programma di riprendersi il servizio per fare bene la raccolta differenziata: così è stato.
Vistisi togliere l’appalto, gli amministratori della Mantova Ambiente (che gestisce il servizio in quasi tutti i Comuni di quella Provincia) hanno immediatamente proposto ricorso al TAR della Lombardia che però ha respinto il relativo ricorso. La relativa sentenza è quella confermata dal Consiglio di Stato nelle settimane scorse.
Resta quindi stabilito che i Sindaci possono gestirsi in proprio questo servizio essenziale, magari coordinandosi tra di loro per superare un’organizzazione troppo frammentata, emancipandosi così dall’adorazione del “vitello d’oro” rappresentato dalla cosiddetta concorrenza del mercato che ormai nel settore dei rifiuti è caratterizzata da un monopolio fatto di ben precise e individuabili lobby.
IL GOVERNO NON APPLICA I REFERENDUM, CI PENSA LA GIUSTIZIA
Si fa così strada, anche se molto lentamente, l’applicazione dell’esito del referendum n.1 del 12 e 13 giugno 2011: esito che il Consiglio di Stato cita espressamente nella sua sentenza. Si tratta del quesito passato alla storia come uno dei due sull’acqua pubblica (l’altro era quello che eliminava la remunerazione del capitale investito), ma che in realtà riguardava tutti i servizi pubblici ritenuti di rilevanza economica. Con quel referendum i cittadini hanno rispedito al mittente l’idea che vi possa essere questa rilevanza per l’acqua, in quanto si tratta di un bene indispensabile per la vita di ogni essere vivente: a cinque anni di distanza stiamo ancora attendendo che qualcuno si decida ad applicare la volontà espressa dagli elettori. Anche quello dei rifiuti è un servizio essenziale ed è ormai chiaro a tutti che solo con il sistema porta a porta si riesce a raggiungere l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata che per legge doveva essere raggiunto entro il 2012 in tutti Comuni italiani. Ora spetta ai Sindaci scegliere per quale convenienza optare: quella dei lobbisti o quella dei cittadini?