Ad Ariccia si sta consumando la drammatica storia di una madre costretta a fuggire dalla propria casa in un posto segreto per scappare dal figlio violento che ha minacciato più volte alla sua vita.
Minacce alla madre. Rischio sicurezza anche per l’asilo?
La signora R.C., residente in un alloggio popolare da tredici anni, proprio davanti all’Ospedale Noc sulla via Nettunense, è stata costretta difatti ad abbandonare la sua abitazione.
Si tratta di un alloggio popolare.
Dopo aver subito gravi minacce di morte da parte del figlio, un giovane di 24 anni, ora rischia di perdere anche l’alloggio.
Che la situazione sia di estrema gravità è confermato anche da quattro codici rossi emessi dalle autorità competenti, che testimoniano la situazione familiare.
Tra l’altro, il giovane ora si trova solo in casa, un alloggio con ingresso situato affianco ad un importante scuola d’infanzia e annesso asilo nido. Per la sicurezza dei bambini si sarebbero attivati persino i Carabinieri.
Problemi anche per altri coinquilini dello stesso stabile comunale, impauriti dal giovane violento.
La donna rischia anche di perdere la casa popolare
Dopo aver subito atti di violenza che l’hanno costretta a lasciare Ariccia, la signora R.C. ha trovato rifugio temporaneo presso un parente.
In questo contesto di paura e instabilità, i giudici hanno emesso un decreto giudiziario che impone al giovane un divieto di avvicinamento alla madre, una misura necessaria per garantire la sicurezza della donna. Ma il giovane non lascia la casa.
Nonostante le gravi minacce e la documentazione giudiziaria a sostegno della sua situazione, quindi, la madre si trova ora a rischio di perdere la titolarità dell’alloggio popolare di Ariccia, poiché il figlio violento potrebbe aver danneggiato l’appartamento stesso.
Ma come può la madre intervenire se non lo fanno nemmeno i giudici dopo 4 codici rossi?
Eppure, a fronte di tutto ciò, l’Ufficio Patrimonio del Comune di Ariccia ha inviato una comunicazione all’inquilina lo scorso 23 ottobre, richiedendo un accesso all’immobile entro quindici giorni per verificare lo stato dell’abitazione.
Nella lettera, il Comune precisa che, in caso di eventuali danni riscontrati, la signora sarà costretta a rilasciare l’immobile, cedendo così il suo diritto di assegnazione a nuovi soggetti in lista d’attesa.
Questa decisione appare incomprensibile, dato che la donna sta affrontando una situazione di emergenza, essendo fuggita per la propria sicurezza.
Per salvare la casa la donna dovrebbe in pratica rischiare la propria vita?
La situazione amara, 4 codici rossi non bastano?
L’amara ironia della situazione è che la signora R.C. sta cercando di proteggere la propria vita lontano dalla violenza. E ora si trova a dover affrontare anche la perdita della casa popolare, il suo unico rifugio.
Un consulente comunale – che preferisce non comparire – ci ha confermato la gravissima situazione ed ha espresso preoccupazione per la gestione della vicenda. E sul territorio comunale ci sono altri inquilini, morosi, che non vengono sfrattati.
La domanda che sorge spontanea è: come possono le istituzioni giudiziarie essere così insensibili di fronte a una donna che ha subito tali violenze domestiche?
Le misure di protezione, in questo caso, sembrano non tenere conto delle reali esigenze della vittima, esponendola a un ulteriore rischio di marginalizzazione e precarietà abitativa.
Senza considerare l’allarme sociale che tutto ciò sta provocando nelle famiglie dei bambini che frequentano la vicina scuola dell’infanzia e asilo nido.
“La signora – spiega a Il Caffè dei Castelli il consigliere Enrico Indiati – paga regolarmente l’affitto, a differenza di altri morosi da anni che non vengono sfrattati impedendo agli aventi diritto in lista di attesa di subentrare,
non si tratta di una occupazione abusiva.
Quindi, mi chiedo e chiedo alle istituzioni comunali ,come sia possibile che ora la signora rischi di perdere anche la casa in cui vive? Come possono, le istituzioni comunali, essere così insensibili ai problemi di una donna che ha subito violenze domestiche e minacce di morte dovendo nascondersi in una località segreta che, tra l’altro, sono anche certificati da atti giudiziari recenti e inequivocabili?
Come è possibile che non sia stato messo in campo nessuno strumento per permettere alla donna di rientrare nella sua abitazione in sicurezza?. Mi batterò affinché la signora venga tutelata a dovere, anche dall’Ente comunale”.
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