Ora, con l’inceneritore di Santa Palomba la situazione peggiorerà sia per l’ambiente che per le tasche dei romani (però sull’impianto bruciarifiuti ci sarà un bel prato d’erba).
Roma, sui rifiuti pronta nel 2028 per il Giubileo 2025
Il Lazio già adesso si trova al penultimo posto tra le regioni italiane nella classifica della raccolta differenziata dei rifiuti urbani (ultima è la Sicilia). Ed è matematicamente sicuro che tale posizione verrà mantenuta per i prossimi due decenni.
Di tutto ciò bisogna dire grazie alle scelte impiantistiche effettuate dall’amministrazione comunale guidata dal Sindaco di Roma Roberto Gualtieri.
E per mantenere questa poco invidiabile posizione proprio i cittadini d Roma (ma indirettamente anche tutti gli altri residenti della Regione Lazio) saranno costretti a pagare tariffe della TARI che allo stato attuale sono indefinibili nella misura precisa, ma è altrettanto sicuro che saranno molto salate.
Ove ciò non bastasse, gli stessi cittadini romani dovranno continuare a sopportare il deprimente spettacolo dei cassonetti stradali stracolmi di rifiuti.
Spettacolo indecoroso che farà da sfondo anche all’imminente Giubileo 2025.
Proprio per questo evento lo stesso Gualtieri è stato nominato Commissario straordinario due anni fa.
Doveva risolvere il problema rifiuti. L’ha fatto proponendo una soluzione impiantistica che non potrà partire prima del 2028 (cioè oltre 2 anni dopo la fine del Giubileo).
Ma andiamo per ordine.
Roma senza soldi, ricorre al privato, a carissimo prezzo
Da circa due settimane sono stati divulgati i primi dati economici e impiantistici relativi all’inceneritore dei rifiuti di Roma che dovrà sorgere a Santa Palomba. Collocato non casualmente proprio sull’ultimo lembo di territorio comunale situato ai confini con i comuni di Albano Laziale, Ardea e Pomezia.
Si tratta di un progetto di finanza del costo di circa un miliardo di euro.
Come tutti i “project financing” utilizzati recentemente per realizzare gli inceneritori in Italia (tipo quello di Acerra, in Campania), necessitano dell’apporto finanziario garantito da un istituto di credito che allo stato attuale è sconosciuto.
Il ricorso a questo strumento finanziario è dato dal fatto che i Comuni non sono più in grado di sostenere finanziariamente questo tipo di interventi. Di conseguenza i Comuni sono costretti ad affidarsi ai capitali privati in cambio della concessione e della gestione di un servizio pubblico indispensabile, per un periodo che di solito va dai venti anni in su.
Di fatto poi diventa lo strumento finanziario a dettare le regole per l’intera durata del contratto e a prescindere del colore politico dell’amministrazione che in seguito ne dovrà garantire lo svolgimento con le tariffe applicate alle utenze. Anche a costo, come vedremo tra breve, di violare le normative europee sull’Economia Circolare.
Gualtieri per giustificare l’inceneritore inventa numeri
Nell’apposita conferenza stampa di presentazione del progetto inceneritore (che comunque deve ancora superare il giudizio della Valutazione di Impatto Ambientale) il Sindaco di Roma Gualtieri ha preannunciato che all’impianto verranno conferite (obbligatoriamente da contratto) 600mila tonnellate di rifiuti all’anno e che la tariffa di riferimento sarà di 178,5 euro a tonnellata.
A conti fatti quindi l’impianto incasserà più di 100 milioni di euro l’anno per una durata di una concessione che oggi è sconosciuta (almeno a noi).
A giustificazione di questa tariffa il Sindaco di Roma ha sottolineato che sarebbe costato molto di più effettuare nello stesso periodo lo smaltimento con il vecchio e inquinante ricorso alle discariche.
Un paragone però che non sta in piedi, perché già oggi la legge prevede che l’indifferenziato non possa essere smaltito in discarica, ma debba passare per un processo di differenzazione.
Inceneritore di Roma, i conti non tornano
Non si possono infatti non tenere presenti gli obblighi dettati dalla normativa europea sull’Economia Circolare che impone di arrivare al riciclo e riutilizzo del 65% dei materiali differenziati entro la scadenza del 2035. Bisogna in sostanza riutilizzare effettivamente nei cicli produttivi i materiali raccolti in forma differenziata.
Per arrivare a tale cifra però, stima l’UE, la raccolta differenziata deve salire al 75% in tutti gli stati membri. Ed è qui che la scelta effettuata dal Sindaco Gualtieri rischia di trascinare nel baratro l’intera Regione.
Roma fa registrare una percentuale di raccolta differenziata sotto il 46% nell’intero territorio comunale (è l’ultimo dato registrato, quello del 2022, anno post Covid 19).
Consideriamo ora che Roma produce ogni anno 1,67 milioni di tonnellate (media degli ultimi 10 anni, dati ufficiali del Catasto Nazionale Rifiuti dell’ISPRA ).
Se a questa quantità togliamo le 600mila tonnellate di rifiuti indifferenziati che dovranno essere conferite al termovalorizzatore di Santa Palomba (di questo si parla nei documenti ufficiali del Comune), nel migliore dei casi Roma arriverà a differenziare al massimo il 64% e dunque sarà impossibile raggiungere il 75% di raccolta differenziata indicato dall’UE.
Inceneritore, una scelta che i cittadini pagheranno cara
Per semplificare, l’alternativa che si prospetta nel futuro dei romani è:
o si fa la raccolta differenziata secondo i parametri UE e allora non ci sono 600mila tonnellate da mandare nell’inceneritore (ma si pagano comunque),
o si mandano 600mila tonnellate all’inceneritore e pertanto non si raggiungono i limiti di differenziata richiesti dall’Ue (e partono pure le multe).
In entrambi i casi i romani si devono preparare a sostenere un esborso extra, con la Tari che continuerà a crescere, a differenza dei comuni dove la differenziata funziona e dove la Tari addirittura diminuisce.
Nel frattempo il costo di conferimento agli impianti di trattamento dei rifiuti indifferenziati è raddoppiato dal 2012 ad oggi: da poco più di 100 euro a tonnellata, si è passati ad oltre 200 euro.
In ultima analisi a guadagnarci in con questo tipo di scelte a Roma non sono mai i cittadini. Ma è matematicamente sicuro che c’è sempre qualcuno (altro) che ci guadagna.
Ma la raccolta differenziata fa risparmiare davvero?
La tariffa per lo smaltimento dei rifiuti a Roma attualmente è una delle più “care” d’Italia con 270,39 € pro-capite l’anno (dato riferito al 2022). Guarda caso Roma è anche una delle città che differenzia meno in Italia, non arriva al 46%.
Nel Consiglio di Bacino “Priula” invece, che raggruppa 49 Comuni della Provincia di Treviso, la tariffa è circa la metà, per la precisone 141,21 € pro-capite l’anno. Qui la raccolta differenziata è al 90%, con punte fino al 94%. Le città sono pulitissime e non a caso sono considerate un’eccellenza a livello internazionale.
La differenza tra Roma e il Veneto sta tutta nelle scelte delle amministrazioni e come queste hanno saputo educare i propri cittadini.
In Veneto non si parla proprio di inceneritori, ma solo di differenziare. E con i soldi risparmiati fanno veri prati verdi nei parchi, non sopra gli inceneritori.
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