Nel 2017 proprio il Comune di Ciampino aveva emesso una ordinanza con cui ordinava ai privati dell’immobile di sgomberare l’immobile stesso al fine di acquisirlo al patrimonio comunale.
Il caso dell’attico panoramico di Ciampino, costruito abusivamente al 4° piano della città aeroportuale, sopra un lastrico solare (ossia un tetto) di due appartamenti al 3° piano, è finito sotto i riflettori giudiziari.
Il lungo contenzioso tra i proprietari dell’immobile e il Comune di Ciampino, iniziato 7 anni fa, si è concluso con una sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio, che ha dichiarato l’improcedibilità del ricorso presentato dai proprietari dell’attico C. P. e A. M..
Il ricorso, presentato nel 2017, era stato promosso per impugnare una determinazione del Comune di Ciampino emessa il 31 marzo 2017.
Con tale atto, l’amministrazione comunale ordinava lo sgombero e l’acquisizione al patrimonio pubblico della sopraelevazione costruita senza autorizzazione sul lastrico solare dell’immobile situato proprio davanti all’aeroporto.
La decisione comunale prevedeva anche la trascrizione della presunta acquisizione forzosa nei pubblici registri.
Ciampino, attico vista aeroporto, ma… abusivo
Il nodo della controversia verteva sulla natura abusiva dell’intervento edilizio.
La sopraelevazione dell’attico, effettuata senza le necessarie autorizzazioni urbanistiche, era stata ritenuta dal Comune un intervento non sanabile.
Il conseguente ordine di sgombero e di acquisizione rappresentava l’azione più decisa dell’amministrazione per ripristinare la legalità edilizia e urbanistica nell’area, situata in una zona di particolare rilevanza per il Comune di Ciampino, vista la vicinanza all’aeroporto.
Tra Comune e privato è ‘pace’ in Tribunale
Tuttavia, dopo sette anni di procedimenti legali, la situazione ha subito un cambio di rotta.
Nella memoria presentata dai ricorrenti il 9 settembre 2024, si è dichiarata la “sopravvenuta carenza di interesse alla decisione” da parte degli stessi, chiedendo al contempo la compensazione delle spese processuali.
Questa richiesta ha portato il TAR Lazio a dichiarare improcedibile il ricorso per sopravvenuta carenza di interesse.
In altre parole, i ricorrenti hanno perso l’interesse a portare avanti la battaglia legale, probabilmente in seguito a un accordo informale con il Comune o a una valutazione differente delle possibili conseguenze del giudizio.
Il Contenzioso si chiude, ma a quali condizioni? Mistero…
Il Tribunale ha dunque stabilito la chiusura del contenzioso senza entrare nel merito della questione, compensando le spese di lite.
In tal modo, la sentenza sancisce una sorta di “pace” tra le parti, evitando ulteriori spese e tempi processuali.
Ma su quali basi ha avuto luogo questa pace?
Nessuno, al momento, ne è a conoscenza, tranne il Comune di Ciampino. Speriamo proprio il Comune abbia magari voglia e tempo di spiegarlo ai cittadini.
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