Il lago Albano continua a perdere acqua, un fenomeno che preoccupa i cittadini, ma le istituzioni continuano a restare in silenzio, tranne che per i casi isolati del Comune di Nemi, che ha avviato un tavolo tecnico, seguito ora dal Comune di Genzano.
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Il Consiglio comunale genzanese ha richiesto difatti nei giorni scorsi, su proposta dei consiglieri d’opposizione Piergiuseppe Rosatelli, Flavio Gabbarini, Rosario Neglia e Cristian Di Veronica l’avvio di un tavolo tecnico. Silenzio assordante dagli altri Comuni dei Castelli Romani.
Lago Albano, meno 4 centimetri in 15 giorni, come a Ferragosto
Ma tornando al lago Albano: in soli 15 giorni, il livello delle acque è sceso di altri 4 centimetri, una riduzione che ricorda quella registrata lo scorso Ferragosto, momento critico dell’estate, mentre invece ci troviamo a metà novembre.
Secondo quanto riportato dall’Associazione Grottaferrata Sostenibile, che monitora il lago Albano da due anni, la situazione è allarmante.
Scrive l’associazione guidata da Giancarlo Della Monica, delegato alla Sostenibilità del Comune di Grottaferrata:
“Gli ultimi rilevamenti indicano che il livello dell’acqua è sceso, in soli due anni, di ben 67 centimetri rispetto alla quota zero stabilita al 28 ottobre 2022.
Ciò è particolarmente preoccupante, considerando che questo periodo dell’anno dovrebbe favorire il recupero naturale delle acque, ma la tendenza sembra essere opposta“.
Genzano cerca di coinvolgere gli altri Comuni
Tornando al Consiglio Comunale di Genzano del 22 ottobre, i rappresentanti dell’opposizione di Genzano (Rosatelli, Gabbarini, Neglia e Di Veronica) hanno avanzato una mozione per sollecitare la convocazione di un tavolo tecnico-politico.
Richiesta votata all’unanimità dei presenti. La proposta mira a coinvolgere i comuni di Albano, Ariccia, Nemi e Castel Gandolfo, tutti situati attorno ai due laghi, per studiare e attuare iniziative congiunte.
Le soluzioni proposte
La mozione invita inoltre le autorità a valutare il riutilizzo delle acque reflue depurate per integrare le risorse idriche dei laghi, una soluzione che potrebbe aiutare a compensare il calo del livello dell’acqua.
Un altro punto chiave riguarda la limitazione delle nuove costruzioni, in favore del recupero degli edifici esistenti e in stato di degrado nei centri storici.
Collaborazione con Acea e dell’Autorità di bacino
Il Comune di Genzano ha anche richiesto la collaborazione del gestore idrico Acea Ato 2 e dell’AUBAC, l’Autorità di Bacino dell’Appennino Centrale.
In particolare, viene chiesto ad Acea di fornire aggiornamenti sulle fonti di approvvigionamento idrico e di monitorare più attentamente i prelievi dai pozzi, assicurando che eventuali aumenti vengano preventivamente comunicati.
Il Consiglio comunale di Genzano auspica infine che Acea conduca una revisione della rete di distribuzione per minimizzare le perdite e preservare le riserve idriche locali.
Dove sono i dati del teleidrometro?
Nonostante la gravità del fenomeno, dall’Autorità di Bacino non arrivano aggiornamenti regolari sul livello delle acque.
Proprio al lago Albano, poco più di un anno fa, è stato installato un teleidrometro, un sofisticato strumento per monitorare l’andamento del livello delle acque.
L’ultimo aggiornamento risale al 26 settembre scorso, una frequenza decisamente inferiore rispetto al passato, quando i dati venivano aggiornati settimanalmente.
E le decisioni dei mesi scorsi?
Nei mesi scorsi, i Comuni di Castel Gandolfo e Albano Laziale, La Regione Lazio, l’Autorità di Bacino e Acea si erano incontrati per stabilire il da farsi per almeno due volte.
Si era parlato di possibile riduzione dei prelievi diretti dal lago Albano portati avanti proprio da Acea, per conto dei comuni di Castel Gandolfo, Albano e Ariccia. Ma anche dei prelievi del Vaticano.
Si era anche parlato di due progetti per aumentare l’acqua che confluisce nel bacino durante le piogge.
Cosa si è deciso di fare a valle di questi incontri? Nessuno, al momento, ne è a conoscenza.
L’allarme collegato al consumo di suolo
Tra le cause principali di questo calo continuo vi è la crescente urbanizzazione della zona dei Castelli Romani, che ha portato ad un aumento della popolazione e quindi della domanda di risorse idriche.
Negli ultimi decenni lo sviluppo di nuovi insediamenti abitativi ha incrementato la pressione sulle risorse naturali, compromettendo l’equilibrio del territorio.
Per ridurre questo impatto, molti suggeriscono di adottare piani regolatori a consumo zero di suolo, limitando così l’espansione edilizia e preservando le riserve idriche locali.
Tuttavia il raggiungimento di questo obiettivo non è semplice, poiché richiede una visione politica chiara, una solidità economica degli enti locali e il sostegno unanime dei consigli comunali, condizioni che raramente si verificano tutte insieme.
Prelievi incontrollati e perdite della rete idrica
Un altro fattore che incide sul calo dei livelli idrici è l’uso intensivo dei pozzi, molti dei quali perforati senza adeguati controlli e spesso utilizzati per scopi irrigui o industriali.
Oltre a ciò, i sistemi di distribuzione idrica della zona sono spesso obsoleti e caratterizzati da consistenti perdite, aggravando ulteriormente la scarsità di acqua disponibile.
La situazione richiederebbe un monitoraggio stringente dei prelievi e una manutenzione adeguata della rete idrica, per limitare sprechi e garantire una gestione sostenibile delle risorse.
Il ruolo del clima
I cambiamenti climatici, che negli ultimi anni hanno ridotto la quantità e la frequenza delle precipitazioni, contribuiscono anch’essi alla crisi idrica della zona.
La riduzione delle superfici assorbenti dovuta alla cementificazione e la deviazione delle acque piovane verso i sistemi fognari, infatti, impediscono che le acque meteoriche confluiscano naturalmente nei bacini lacustri e nelle falde sotterranee.
Questo processo sta alterando il ciclo dell’acqua, riducendo il rifornimento naturale dei laghi e accelerando il loro prosciugamento.
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