La Guardia di Finanza ha operato una serie di perquisizioni negli uffici del Dipartimento dei Lavori Pubblici del Comune di Roma, in via Petroselli, nell’ambito di un’indagine per corruzione, turbativa d’asta e frode in pubbliche forniture.
L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Roma, riguarda appalti per la manutenzione stradale, che include anche fondi legati al Giubileo.
Al centro dell’indagine ci sono funzionari comunali e dipendenti della società Astral, partecipata dalla Regione Lazio.
Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha commentato la vicenda dichiarando di aver avviato una “verifica approfondita su tutti gli interventi realizzati dalle ditte coinvolte” e ha sottolineato che, sebbene al momento non ci siano interventi collegati al Giubileo, le verifiche sono ancora in corso.
Indagati dipendenti e poliziotti
Sono sei le persone indagate: quattro dipendenti del Comune di Roma e due agenti della polizia stradale.
Le indagini sullo scandalo si concentrano sugli appalti per la manutenzione stradale, dove si sospetta siano state distribuite tangenti in contanti e offerte di lavoro ai familiari dei funzionari pubblici.
Secondo l’accusa l’imprenditore Mirco Pellegrini è ritenuto il principale corruttore. Avrebbe elargito mazzette e garantito posti di lavoro a parenti di funzionari per ottenere contratti pubblici e “pilotare” gli appalti a proprio favore.
Le responsabilità dell’imprenditore dei Castelli Romani
Secondo la ricostruzione degli investigatori, l’imprenditore coinvolto controllava un gruppo di società intestate a prestanome.
Le sue aziende tagliavano i costi sui materiali per il manto stradale. Ciò causava anche una rapida usura delle strade e l’apertura delle buche, che richiedevano ulteriori interventi, aumentando così la spesa pubblica.
L’accusa, coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini e dal sostituto Lorenzo Del Giudice, sostiene che Pellegrini abbia operato una sistematica frode nelle forniture pubbliche e abbia corrotto funzionari con tangenti in contanti e posti di lavoro per i loro figli.
Lo scandalo riguarda appalti stradali per 100 milioni di €
Le indagini hanno anche portato alla luce un presunto accordo tra Pellegrini e due agenti della polizia stradale, i quali, sempre secondo l’accusa, avrebbero permesso ai camion dell’imprenditore di trasportare materiali edili con carichi superiori ai limiti consentiti senza subire sanzioni.
Secondo quanto ipotizzato dalla Guardia di Finanza, il “gruppo” di società appartenenti a Pellegrini avrebbe partecipato a diverse gare per appalti stradali, con contratti per un valore complessivo di circa 100 milioni di euro.
Le intercettazioni e le prove raccolte suggeriscono l’esistenza di un disegno criminoso orchestrato da Pellegrini, descritto come il “dominus” di una vera e propria associazione a delinquere.
La Guardia di Finanza ha acquisito anche i dispositivi elettronici e i cellulari di Pellegrini per ottenere ulteriori elementi a supporto dell’accusa.
In base al decreto di perquisizione, le autorità procederanno alla copia forense dei dati nei dispositivi sequestrati, che verranno restituiti una volta completata l’operazione.
Mirco Pellegrini al momento è assistito da un avvocato d’ufficio e avrà modo di fornire la propria versione dei fatti durante le indagini. Le accuse mosse nei suoi confronti sono gravi, ma ricordiamo che vige la presunzione dell’innocenza, almeno finché la giustizia non abbia fatto il proprio percorso attraverso i vari gradi di giudizio.
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