Il TAR giovedì 14 novembre ha preso una importante decisione per la Campagna Romana, respingendo il ricorso presentato a gennaio 2018 dalla società Gaiae II s.r.l..
Un ricorso con il quale la nota società pometina di logistica e commercio all’ingrosso chiedeva l’annullamento o per lo meno il forte ridimensionamento delle tutele istituite dal MIBACT su circa 2mila ettari di Campagna Romana.
Una ampia area verde grande come 4mila campi di calcio di serie A, situata a cavallo dei comuni di Pomezia e Ardea, comprendente anche Santa Palomba.
La decisione rappresenta una significativa conferma della tutela paesaggistica in una zona di rilevante valore storico, paesaggistico e culturale, che blocca ulteriori progetti di sviluppo industriale.
Il Comune di Pomezia contro il Ministero
Il vincolo era stato chiesto dalla associazione di Pomezia Latium Vetus e sostenuto pubblicamente – e a livello giuridico – contro i tanti oppositori che si sono palesati in questi anni.
A sostegno delle ragioni della società ricorrente, la Gaiae srl, vi è stato, in questi sei lunghi anni, il Comune di Pomezia:
“Il Comune di Pomezia – scrivono i giudici nella sentenza – ha presentato le seguenti conclusioni:
«ordinare al MIBACT di riesaminare il gravato decreto al fine di revisionare, ovvero ridurre il perimetro dell’area interesse pubblico»”.
L’ultima e decisiva udienza si è tenuta lo scorso 20 settembre 2024.
Il privato chiede la revisione del vincolo
La Gaiae II s.r.l., proprietaria di un ampio terreno situato a Cerqueto Santa Palomba, aveva contestato il vincolo imposto dal Ministero su un’area di particolare pregio denominata “Tenute storiche di Torre Maggiore, Valle Caia e altre della Campagna Romana”.
Secondo la società, il lotto di sua proprietà, già destinato a scopi industriali e confinante con un grande complesso logistico, sarebbe stato impropriamente incluso nel perimetro del vincolo.
La ricorrente aveva inoltre lamentato che il MIBACT non avesse fornito adeguate motivazioni per giustificare l’intervento, trascurando l’urbanizzazione e la vocazione industriale dell’area.
Il Ministero ha difeso la legittimità del vincolo, sostenendo che esso si inserisce in un quadro di tutela paesaggistica volto a preservare le caratteristiche uniche della Campagna Romana.
Questa area, ricca di insediamenti storici come torri, casali e antichi tracciati stradali, rappresenta un “unicum paesaggistico” che deve essere protetto dall’espansione industriale incontrollata.
Il Comune di Pomezia, pur coinvolto come controinteressato, ha chiesto sin da subito una revisione del perimetro del vincolo. Ma il TAR ha dichiarato inammissibile questa posizione per motivi processuali.
Il verdetto del TAR: tutela paesaggistica prioritaria
Il TAR ha rigettato le argomentazioni della Gaiae II, affermando che il potere del Ministero di apporre vincoli paesaggistici è autonomo e pienamente legittimo.
Secondo il Tribunale, la tutela della Campagna Romana non dipende dal grado di urbanizzazione di una singola porzione dell’area, ma dall’insieme delle sue caratteristiche storico-culturali e paesaggistiche.
Anche se il lotto della società ricorrente è circondato da infrastrutture industriali, l’area complessiva conserva una rilevanza che giustifica la protezione imposta dal Ministero.
Inoltre, il TAR ha sottolineato come il vincolo sia stato adottato nel rispetto del principio di leale collaborazione tra enti, avendo acquisito il parere favorevole della Regione Lazio.
La decisione conferma che l’edificazione o il degrado di una parte del territorio non annullano i valori paesaggistici complessivi, bensì rendono ancora più urgente la necessità di interventi di tutela.
Implicazioni per il futuro di Santa Palomba
La sentenza avrà un impatto significativo sull’area di Santa Palomba.
Il vincolo, che ora appare definitivamente confermato, limita fortemente le possibilità di sviluppo industriale, preservando invece il carattere agricolo e storico della zona.
Il caso si chiude con la condanna della Gaiae II al pagamento delle spese legali in favore del Ministero, per un totale di 3.000 euro.
Questa sentenza rappresenta una vittoria per la tutela ambientale e paesaggistica. Una sentenza che conferma come la valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico possa e debba prevalere anche sugli interessi economici legati all’espansione anche industriale.
A maggiore ragione visto che a Pomezia di capannoni abbandonati da recuperare ve ne sono davvero una infinità.
Il Comune di Pomezia, più che cercare di industrializzare il patrimonio agricolo e storico, dovrebbe lavorare solo su piani di recupero delle aree industriali abbandonate
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