Una lunga battaglia legale durata 11 anni di battaglie legali e spese. Si è conclusa con una sentenza favorevole per un cittadino di Rocca di Papa, che aveva realizzato interventi di ristrutturazione su una grotta e una cantina nel borgo storico.
In parole povere, il cittadino ha “raddoppiato la superficie calpestabile esistente” all’interno di grotta e cantina, i due locali sono situati al piano terra della casa del ricorrente. Così scrivono i giudici. L’obiettivo è stato raggiunto per mezzo di un soppalco.
Il Comune ha inviato allo stesso cittadino una ordinanza di demolizione delle opere da lui realizzate.
Il TAR del Lazio ha annullato l’ordinanza di demolizione emessa dal Comune di Rocca di Papa, evidenziando carenze procedurali e motivazionali da parte dell’Amministrazione comunale. All’epoca dei fatti, il sindaco era Pasquale Boccia (centrosinistra).
Il Comune di Rocca di Papa prima concede e poi contesta
Al centro della vicenda, due locali situati al piano terra di via Leonida Montanari, siamo tra i vicoli stretti in pieno centro storico.
Il proprietario dell’immobile aveva eseguito opere che includevano la costruzione di un solaio per raddoppiare la superficie calpestabile. Ivi incluso l’abbassamento del pavimento di 40 centimetri circa e interventi di rinforzo strutturale.
I lavori erano stati inizialmente autorizzati dal Comune di Rocca di Papa attraverso un progetto edilizio presentato nel 2012.
Dopo appena un anno dal via libera comunale, lo stesso Comune ha ordinato però la demolizione delle opere, definendole abusive e in contrasto con i vincoli paesaggistici e sismici della zona.
Il proprietario, però, si era opposto alla decisione comunale con un ricorso classe 2013. Sottolineando di aver regolarmente avviato la pratica edilizia e ottenuto tutte le autorizzazioni necessarie, incluse quelle paesaggistiche, quelle Comunali e il nulla osta del Parco dei Castelli Romani.
Nonostante ciò, nel 2013, un sopralluogo della Polizia Locale aveva contestato l’assenza di approvazione da parte del Genio Civile, dando avvio al provvedimento poi impugnato.
Il TAR boccia il Comune
Nel corso del giudizio, il TAR ha evidenziato gravi lacune nell’operato del Comune di Rocca di Papa.
La sentenza ha sottolineato che l’ordinanza di demolizione non aveva tenuto conto dell’iter procedurale avviato nel 2012 dal ricorrente, che includeva il solaio contestato.
Il progetto edilizio era stato approvato con comunicazioni formali da parte del Comune, ma tali atti non erano stati nemmeno menzionati nell’ordinanza.
Il Tribunale ha inoltre rilevato che il Comune non ha fornito chiarimenti richiesti durante il processo, ignorando due ordinanze istruttorie. Tale comportamento ha inciso negativamente sull’esito del contenzioso, rafforzando le ragioni del cittadino.
Il nodo dei vincoli: Comune carente
Il TAR ha censurato anche la gestione dei vincoli paesaggistici e sismici indicati nell’ordinanza.
Secondo la sentenza, il Comune si è limitato a citare la presenza di vincoli senza specificare in che modo le opere li avrebbero violati.
Al contrario, il ricorrente ha dimostrato di aver ottenuto il nulla osta paesaggistico e il permesso del Parco dei Castelli Romani, oltre ad aver avviato le procedure richieste dal Genio Civile per regolarizzare le opere dal punto di vista antisismico.
La sentenza ha chiarito che, per quanto riguarda le norme sismiche, eventuali irregolarità non giustificano un provvedimento comunale di demolizione, essendo questa una competenza riservata ad altre autorità.
Il TAR ha quindi accolto il ricorso, annullando l’ordinanza di demolizione e condannando il Comune di Rocca di Papa al pagamento delle spese legali.
Leggi anche: Rocca di Papa, Comune chiede soldi ai proprietari di case abusive, ma il Tribunale decide a sorpresa…