Le indagini – dirette dal Procuratore della Repubblica di Velletri Francesco Prete e dal Sostituto Procuratore Carlo Morra – sono state condotte per circa nove mesi dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Castel Gandolfo, ai comadni del tenente Alessandro Iacovelli. Le investigazioni si sono sviluppate attraverso intercettazioni telefoniche, servizi di osservazione, ispezioni, perquisizioni, sequestri di documentazione e accertamenti bancari.
L’indagine, denominata “Mercurio”, ha preso le mosse da una denuncia sporta lo scorso mese di luglio dal Presidente della Confesercenti di Marino, “attraverso la quale – raccontano i carabinieri – venivano rappresentate agli inquirenti alcune criticità connesse alla realizzazione di un supermercato Lidl a Marino”.
Sempre secondo i Carabinieri la società Lidl, intenzionata ad aprire un supermercato a Marino, già dall’anno 2010 sarebbe stata “destinataria di pressanti richieste ed in particolare quella del pagamento illecito di una somma di denaro in cambio del rilascio del titolo autorizzativo in tempi brevi. Uno dei due assessori pretese anche l’assunzione alle dipendenze del supermercato di persone a lui vicine, presentando diversi curricula”.
Non solo: “con l’ausilio tecnico di un loro amico commercialista, fu ideato il mascheramento della tangente, ammontante a 80.000 euro, attraverso l’emissione di una fattura per operazioni inesistenti da parte di una cooperativa di comodo (in cui due degli indagati hanno ricoperto cariche sociali) a cui Lidl Italia avrebbe dovuto versare l’intero importo di lavori edili – mai eseguiti – necessari per trasformare un magazzino nel supermercato. La società, messa dunque alle strette, decise di pagare”.
Le indagini avrebbero anche delineato come in tale ottica “la società commerciale, nonostante abbia ceduto alle pressioni dell’amministrazione, abbia continuato a tutt’oggi ad incontrare ostacoli burocratico-amministrativi nella prosecuzione dei lavori, tant’è che il supermercato non è stato ancora avviato”.
I Carabinieri sono convinti che, “oltre al pagamento illecito, perdura la condotta tesa ad ottenere, come ulteriore illecita utilità, l’assunzione delle persone segnalate da uno degli assessori, con un evidente ritorno in termini di consenso elettorale”.
Il Giudice, inoltre, ha ritenuto sussistere a carico dei tre indagati le esigenze cautelari previste dalla legge ed in particolare il concreto pericolo della commissione di altri gravi delitti della stessa specie per cui si procede.
Al vaglio dell’Autorità Giudiziaria sono ora le posizioni di altre persone che, a vario titolo, avrebbero favorito gli indagati nelle loro condotte illecite.