Basta guardarlo per sentirsi ispirati. Sembra un albero anziano a cui non è stata concessa la pensione: spelacchiato e triste. Ma “Spelacchio” come nome era già stato preso. Allora resta “Tristacchio”.
Ricorda infatti la vicenda che scosse Roma, alcuni Natali fa.
Lo SPELACCHIO romano
Era il 2017, nella splendida Piazza Venezia la città attendeva si edificasse il solito mega albero che rappresentasse la magnificenza del Natale romano. E invece arrivò lui, l’albero di Natale che rimarrà per secoli il più famoso.
I romani lo battezzarono subito “Spelacchio“: bastava guardarlo per capire perché.
Spelacchio mise in grossa difficoltà l’allora sindaco Virginia Raggi, ma poi, incredibilmente, si rivoltò tutto.
Spelacchio divenne davvero il simbolo del Natale di Roma, del romano che a Natale vuole bardarsi con addobbi e lucette anche se la sua vita è piuttosto sconsolata, spelacchiata appunto. Insomma fu un successone.
Chissà, forse il Commissario Prefettizio Paolo D’Attilio, che guida la città di Aprilia da quando le cronache di tutta Italia si sono riempite di arresti apriliani eccellenti, avrà pensato che poteva ripercorrere tale successo.
Se così fosse, non penso stavolta ci riuscirà.
Il simbolo di Aprilia oggi: “TRISTACCHIO”
Guardare quella struttura in Piazza Roma, definibile albero solo per compassione, non evoca certo la gioia del Natale.
I sentimenti che genera sono principalmente avvilimento, delusione, depressione, malinconia, tristezza…
“Tristacchio” lo chiamerei, per amorevole compassione, augurandogli le fortune del più celebre Spelacchio.
Fatto sta che sparita la classe politica in comune, sia quella mafiosa che quella non mafiosa (perché è giusto ricordarsi che la gran maggioranza dei politici eletti nulla hanno avuto a che fare con tutta questa storiaccia), questa attuale guida ‘tecnica’ non sta portando benefici alla città.
I cittadini di Aprilia si rifiutano di dover scontare una specie di contrappasso, perché i cittadini di Aprilia non sono indagati, non sono sotto processo, non sono mafiosi. E non vanno puniti.
Si può criticare il Commissario o c’è l’obbligo del silenzio?
Mi appello al sacrosanto diritto di critica, riconosciuto in tutte le sedi democratiche del mondo, per lanciare un appello al Commissario Prefettizio Paolo D’Attilio che ha in mano le redini della città.
Aprilia è una grande città, non solo per numero di abitanti, ma anche per la presenza di tante figure oneste e capaci, soprattutto nel mondo delle associazioni e del volontariato.
Quello che sta ottenendo in questo momento con il Suo comportamento è solo far fare una non esaltante figura agli enti che Lei rappresenta, dalla Prefettura fino al Governo in carica.
Se proprio vuole guardare solo al lato economico delle cose, Le faccio presente che nei magazzini comunali di Aprilia c’è uno splendido albero eco-compatibile e riutilizzabile, già montato lo scorso anno, che ha fatto la sua bella figura.
Che senso ha andare a comprare un albero spelacchiato e triste a 150 euro e magari anche da un vivaio non apriliano?
Ed ora cosa deciderà di fare con le domeniche di dicembre che, come siamo abituati noi apriliani, venivano rallegrate da bancarelle, mercatini e giostrine? (tra l’altro a costo zero per il Comune).
Vogliamo togliere anche quelle? O peggiorarle in qualche modo?
(Anche perché ci sono numerose attività ambulanti soprattutto apriliane i cui bilanci si reggono grazie proprio a quegli incassi di dicembre)
Dopo la figuraccia fatta col San Michele, vuole essere protagonista in negativo anche a Natale?… e poi a Carnevale?…. e con i parchi ormai invivibili?…. e le strade in fortissimo peggioramento?…. le scuole dimenticate?… le associazioni e il volontariato completamente ignorati?…..
Quanto dovremo pagare ancora per la nostra mafiosità?
Fin qui la critica. Ed ora l’appello.
Poiché Aprilia non ha coperture politiche ad alto livello, come invece i comuni dei Castelli Romani o Latina, nessuno la difenderà nelle stanze di Roma dove si prendono le decisioni e c’è davvero il rischio di un lungo commissariamento.
Ci sono comuni a noi vicini in cui l’opera dei commissari viene ricordata con grande riconoscimento: si sono calati in mezzo alla gente, hanno cercato di capire di cosa avesse davvero bisogno, anche perché da un sistema mafioso si esce con la cultura e la collaborazione, non con il borsellino chiuso.
Ci sono però anche comuni a noi vicini in cui la popolazione ha subìto le dovuto subire decisioni di commissari, facendo fare allo Stato una non bella figura. E quando manca lo Stato nel cuore della gente, si rischia di fare spazio ad altri poteri.
Egregio Signor Commissario, come vorrà essere ricordato?