Ciampino. Abusi, polemica sulle indennità A Ciampino è polemica dopo l’approvazione della delibera sul “Contrasto al fenomeno dell’abusivismo edilizio-Istituzione dell’indennità per danno da occupazione degli immobili acquisiti a patrimonio comunale e indirizzi per l’applicazione”. Il provvedimento si è reso necessario in quanto, si legge, “in diversi casi esiste una significativa rilevanza sociale”. Inoltre, l’indennità “così come il successivo pagamento della stessa non costituisce in alcuna misura legittimazione e/o titolo alcuno per gli occupanti degli immobili abusivi acquisiti al patrimonio comunale”. Commenti critici dal comitato Equi Diritti della presidente Cristina Milani, secondo il quale “il comune si prepara a trasformare in inquilini i proprietari delle case sorte abusivamente”. Il gruppo cittadino dice: “Senza nemmeno attendere il pronunciamento degli organi giudiziari competenti, a decidere sulla legittimità degli atti amministrativi da loro stessi emessi, certuni amministratori locali si preparano a rimpinguare le casse comunali trasformando i cittadini da proprietari in affittuari e preparandosi la strada, per eventuali sfratti forzosi. Questa politica da “sceriffo di Nottingham” arreca discriminazioni tra cittadini italiani”. Il comitato specifica ancora: “Non riteniamo possibile che un fenomeno riguardante centinaia di migliaia di persone della nazione possa produrre effetti tanto diversi sulla vita di appartenenti a piccole comunità cittadine, per la sola “sfortuna” di appartenere a un’amministrazione o rientrare nella competenza di una Procura, anziché di un’altra. Rinnoviamo l’appello a politica nazionale, regionale e città metropolitana per una soluzione uniforme e socialmente sostenibile”. Tornando a Ciampino, il sindaco Terzulli risponde: “A mio parere non viene tolto nessun diritto a nessuno, tutt’altro. Premettendo che tale provvedimento riguarda gli occupanti di immobili costruiti abusivamente, divenuti patrimonio del Comune di Ciampino. Questo impone alle amministrazioni comunali, così come suggerito dalla Procura di Velletri, che in attesa dell’abbattimento dello stabile abusivo sia richiesta un’indennità di occupazione temporanea sino all’effettivo rilascio dell’immobile. Entrate, quelle derivanti dall’indennità, che non vanno a rimpinguare le casse del Comune ma devono essere destinate per fronteggiare l’emergenza abitativa. Quindi, secondo me, questo è un provvedimento di grande equità sociale”.
Marino. Lidl, ricorso al Tar contro il Comune Non c’è pace per le grandi catene internazionali che vorrebbero fare tappa, aprendo nuovi punti vendita, a Marino. Dopo i noti casi dei fast food Burger King di via Nettunense e Mc Donald di via Appia Nuova, si è aperto negli scorsi mesi una altra vicenda, stavolta relativa alla realizzazione di un centro commerciale, quello della Lidl. Infatti, gli uffici comunali di Palazzo Colonna hanno fatto pervenire una ordinanza di stop ai lavori di costruzione del nuovo punto vendita dell’azienda tedesca. La Lidl Italia srl, impegnata nella costruzione dell’attività commerciale all’altezza del chilometro 5,600 della strada provinciale numero 217, che ricade territorialmente all’interno del Comune di Marino, (la via dei Laghi), dopo l’alt comunale agli interventi, tuttavia non è rimasta a guardare e, anzi, ha presentato specifico ricorso presso il Tar Lazio: ricorso notificato al municipio castrimeniense nella metà di febbraio. Nello specifico, la Lidl Italia srl, come si apprende dai provvedimenti pubblicati dal Comune di Marino, chiede ai giudici amministrativi “l’annullamento, previa concessione di tutela cautelare anche provvisoria, dell’ordinanza n. 2 del 14.01.2016 protocollo numero 1987/2016 del dirigente area V di sospensione immediata dei lavori presso il cantiere di cui al permesso di costruire numero 6 del 21.01.2010”. Palazzo Colonna, da par suo, sembrerebbe non voler mollare un centimetro, né allontanarsi dalle posizioni assunte. Per questa ragione, in vista del percorso davanti al Tar l’ente del commissario Caporale ha deciso di affidare il servizio di rappresentanza e difesa in giudizio del Comune a un avvocato con studio nella Capitale, “per resistere al ricorso presso il Tar Lazio promosso dalla Lidl Italia srl”, si legge nella determina dirigenziale di Palazzo Colonna, datata seconda metà di marzo.
Nemi. Un abuso edilizio lungo 20 anni, che l’amministrazione comunale sta cercando di risolvere. Succede nella piccola cittadina di Nemi, dove l’area tecnica del municipio ha emesso una ordinanza, datata 6 aprile, “di ripristino dello stato dei luoghi di opere eseguite senza titolo abilitativo”. Opere ubicate non lontano dal celebre lago castellano. La storia inizia nel lontano ottobre del 1995, quando venne accertata dagli agenti di Polizia Municipale, “la realizzazione, in assenza di concessione edilizia, di un locale coperto di circa metri quadri 12 per un volume di metri cubi 25 in ampliamento alla costruzione sita in Via Tempio di Diana”, di proprietà di un cittadino nemese. A quel punto partirono e, furono poi espletate, una serie di “procedure amministrative e penali che hanno visto – si legge nell’ordinanza comunale – l’emissione della sentenza n 14 del 02/02/1998 emessa dalla Pretura circondariale di Velletri-Sezione Distaccata di Genzano di Roma” nei confronti del proprietario dell’immobile di via Tempo di Diana, ordinando la “demolizione dell’opera abusiva”. A marzo dello stesso anno, però, il cittadino depositò atto di appello presso la Corte di Appello di Roma per l’impugnazione della sentenza 14/98. La corte, nell’ottobre del ’98, confermò la sentenza del Pretore di Velletri, dando corso alla demolizione del “manufatto abusivo accertato”. Nel frattempo, siamo nel 2006, il proprietario dell’opera morì e il possesso del bene passò al figlio. Da allora nulla è cambiato è ad oggi “il suddetto manufatto non risulta ancora essere stato demolito come risulta dalla relazione dell’Ufficio Tecnico Comunale del 23/11/2015”. Cosa fa il Comune di Nemi, dunque? Dopo aver verificato che sull’area in questione insistono tutta una serie di vincoli e “considerato che la vigente legislazione in materia di procedimento amministrativo – si legge nel documento municipale – impone l’emissione di una nuova ordinanza rivolta nei confronti di chi abbia la disponibilità dell’opera abusiva, indipendentemente dal fatto che abbia concretamente realizzato l’abuso, che costituisce illecito permanente”, l’Area tecnica comunale ha ordinato al “possessore del bene oggetto di sentenza, la rimessa in ripristino dello stato dei luoghi entro e non oltre 90 giorni” relativamente all’opera edilizia, ritenuta abusiva e situata in via Tempio di Diana. Ora vedremo se il possessore del manufatto eseguirà le decisioni comunali oppure ricorrerà al Tar contro il provvedimento.