Una cava estrattiva situata a ridosso del piccolo specchio d’acqua situato nella frazione Laghetto del Comune di Monte Compatri è al centro di una controversia che intreccia interessi agricoli, tutela ambientale e amministrazione pubblica.
La vicenda, approdata di recente davanti al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio, ruota attorno alla presunta inerzia del Comune di Monte Compatri nel fornire documenti fondamentali per la verifica della regolarità delle operazioni di recupero ambientale della cava.
Operazioni che interessavano una società agricola confinante che riteneva probabilmente che le operazioni di bonifica dell’area non fossero state completate. Per conoscere la verità la società aveva quindi chiesto al Comune di Monte compatri documentazione a riguardo.
Cava vista laghetto dei Castelli Romani disturba gli agricoltori
Il caso giudiziario parte dunque dalla denuncia di una società agricola proprietaria di terreni confinanti con l’area estrattiva.
La cava, gestita in passato da una società mineraria, era già stata oggetto di un giudizio civile. Un tribunale nel 2011 aveva stabilito la violazione delle distanze legali tra la cava e i terreni agricoli circostanti.
Nonostante le sentenze di condanna, confermate nel 2019, le opere necessarie per ripristinare lo stato dei luoghi non sarebbero state completate, portando alla richiesta di esecuzione forzata.
Nel contesto di queste operazioni la società agricola ha presentato al Comune una richiesta di accesso agli atti per ottenere i documenti relativi al recupero ambientale richiesto dal Tribunale Civile di Velletri.
Tuttavia, l’ente locale non ha risposto, costringendo i richiedenti a rivolgersi al Tar del Lazio per vedere riconosciuto il proprio diritto.
Comune di Monte Compatri accusato di scarsa trasparenza
La mancata risposta da parte del Comune ha sollevato le accuse di scarsa trasparenza.
I documenti richiesti, legati alle convenzioni stipulate nel 2003 per il recupero ambientale dell’area, sono considerati cruciali per verificare l’effettivo rispetto delle prescrizioni previste dalla legge e per tutelare gli interessi della società agricola.
Secondo il ricorso, l’inerzia dell’amministrazione violerebbe sia il diritto di accesso agli atti, sia i principi costituzionali di buon andamento ed efficacia dell’azione amministrativa.
La decisione del TAR a favore degli agricoltori
Dopo un iter giudiziario complesso, il Tar del Lazio si è espresso favorevolmente nei confronti dei ricorrenti.
Nella sentenza il Tribunale ha riconosciuto la rilevanza degli interessi in gioco e l’importanza dei documenti richiesti per garantire una corretta tutela ambientale e giuridica.
Il Comune di Monte Compatri è stato condannato a fornire gli atti entro 30 giorni e a sostenere le spese legali, liquidate in 2.000 euro.
Resta ora da vedere se il Comune risponderà o meni nei tempi previsti o se saranno necessari ulteriori interventi giudiziari.
Nel frattempo il dibattito sulla convivenza tra sviluppo economico e sostenibilità ambientale in contesti rurali come Monte Compatri non può che farsi più urgente.
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