I giudici del tribunale di Velletri hanno emesso la sentenza del processo nato dalla maxi-inchiesta ‘Tritone’ sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta ad Anzio e Nettuno, sul litorale romano.
Condanne a 28 e a 20 anni, tra gli altri, per Giacomo Madaffari e Davide Perronace.
Secondo l’impostazione dell’accusa, condivisa dalla sentenza, Madaffari era a capo della ‘locale’ insieme a Bruno Gallace, già condannato in abbreviato in primo e secondo grado a 20 anni.
Invece Perronace teneva in particolare i rapporti con la pubblica amministrazione.
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Mafia ad Anzio e Nettuno: le indagini dell’inchiesta Tritone
I giudici hanno riconosciuto sia l’associazione a delinquere di stampo mafioso che l’aggravante dell’agevolazione mafiosa, accogliendo l’impianto accusatorio dei pm Giovanni Musarò e Alessandra Fini, la cui inchiesta aveva portato nel 2022 all’arresto eseguito dai carabinieri del Nucleo Investigativo della Capitale di oltre sessanta persone.
In base a quanto emerso dalle indagini, i clan della ‘ndrangheta puntavano a ‘colonizzare’ il litorale romano.
Per rafforzare il proprio potere sfruttavano la consolidata capacità di importare ingenti quantitativi di cocaina dal Sud America, per poi infiltrarsi nelle amministrazioni locali attraverso la gestione e il controllo di attività economiche nei più svariati settori, da quello ittico alla gestione e smaltimento dei rifiuti.
In seguito all’inchiesta della Procura capitolina, i comuni di Anzio e Nettuno sono stati sciolti per mafia.
Dopo lo scioglimento dei due comuni per mafia, una commissione straordinaria ha gestito le amministrazioni comunali di Anzio e Nettuno.
Lo stesso percorso di scioglimento intrapreso anche ad Aprilia, ma la valutazione sull’eventuale condizionamento mafioso della pubblica amministrazione apriliana è ancora in corso di valutazione.
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