Bruno Forzan ha vinto di recente l’edizione 2024 del Premio “Tōkyō-Roma, Parole in transito” per la traduzione italiana del romanzo Dendera dello scrittore giapponese Satō Yūya.
La premiazione è avvenuta sabato scorso 7 dicembre a Roma, presso la Nuvola, nell’ambito della manifestazione “Più libri più liberi”, la Fiera della piccola e media editoria.
Il premio “Tokyo-Roma, Parole in transito” al traduttore Bruno Forzan
La giuria del premio letterario Tōkyō-Roma ha elogiato la traduzione di Bruno Forzan per “la capacità di rendere in modo impeccabile in italiano le sfumature della complessa narrazione del romanzo, dimostrando alte capacità di scrittura e profonda conoscenza del mondo e della cultura giapponese”. Grazie alla sua esperienza e sensibilità, Forzan è riuscito a trasferire al pubblico italiano la profondità dell’universo narrativo di Satō Yūya.
Istituito nel 2022 dalla Fondazione Italia Giappone, il premio Tōkyō-Roma è un riconoscimento unico nel panorama letterario internazionale, perché non premia solo l’autore o l’autrice di un romanzo, ma anche il traduttore, traduttrice. È un riconoscimento del contributo essenziale dei traduttori nell’avvicinare mondi e culture attraverso la letteratura.
I vincitori e le vincitrici vengono selezionati sia per la qualità del racconto, sia valutando che la traduzione trasmetta a chi legge le stesse emozioni del testo originale. Si distingue tra i riconoscimenti italiani per il suo focus specifico sulla traduzione di opere giapponesi.
Il premio mira a celebrare l’eccellenza di chi, come Bruno Forzan, con pazienza e abilità, trasforma le parole di un autore giapponese in un testo capace di emozionare il lettore italiano.
“Dendera”, l’opera del giapponese Sato Yuya tradotta da Bruno Forzan
Dendera, il romanzo di Satō Yūya tradotto da Bruno Forzan, è un’opera ricca di simbolismi e riflessioni esistenziali che rappresenta una sfida per qualsiasi traduttore.
Il romanzo narra di un villaggio imprecisato in un tempo non dichiarato, in cui vige l’antica tradizione di condurre in montagna gli anziani e le anziane per l’ultima salita, al fine di non pesare sulla comunità dei giovani.
La settantenne Kayu Sato, arrivato il suo momento, lascia il villaggio e la vita, ma sulla montagna non troverà la morte. Troverà invece Dendera, un villaggio segreto dove vive una comunità di donne che hanno rifiutato l’antica tradizione, lasciando però morire gli uomini, e hanno fondato una società autonoma tra i boschi.
Qui vivono tra una spietata lotta per la vita, la costante ricerca di risorse per sopravvivere al rigido e letale inverno e i giochi di potere portati avanti da anziane indurite dal tempo.
Pubblicato in Giappone nel 2009 dalla casa editrice Shinchōsha, Dendera è stato trasposto nel 2011 in un film diretto da Tengan Daisuke.
Il traduttore Bruno Forzan
Bruno Forzan è un nome di spicco nel panorama della traduzione letteraria.
Nato a Venezia, Bruno Forzan vive da tempo a Nettuno. È laureato in Lingua e letteratura giapponese all’Università Ca’ Foscari. Si è inoltre specializzato in letteratura contemporanea presso l’università Rikkyō di Tōkyō.
Forzan ha collaborato per lungo tempo con la televisione di stato giapponese NHK come consulente e coordinatore dei programmi culturali prodotti in Italia e in Europa. Negli ultimi anni si è dedicato in modo esclusivo all’attività di traduttore.
Come traduttore ha contribuito a far conoscere al pubblico italiano alcune delle voci più interessanti della letteratura contemporanea giapponese, come Murakami Ryū, Fujino Chiya, Isaka Kōtarō, Onda Riku, Yuzuki Asako e Tsujimura Mizuki.
Il successo della letteratura orientale
La letteratura giapponese gode ormai da anni di numerosi estimatori e lettori in tutto il mondo. Basti pensare ai romanzi di Haruki Murakami, bestseller da milioni di copie in tutto il mondo, tradotti in circa cinquanta lingue.
Di recente si sta diffondendo anche la conoscenza della letteratura sud coreana. Testimonianza di questo interesse è anche il premio Nobel per la letteratura di recente attribuito alla scrittrice sud coreana Han Kang, autrice di noti romanzi quali La Vegetariana e Atti Umani.
Il ponte tra la letteratura giapponese, cinese, sudcoreana e il mondo occidentale passa per la traduzione. E qui sorgono alcuni problemi.
Il problema delle traduzioni dalle lingue orientali
Le culture orientali sono molto distanti da quelle occidentali e questo pone notevoli problemi al traduttore. Basti pensare al sistema degli onorifici, intraducibili nelle lingue occidentali ma parte fondamentale del sistema linguistico giapponese o coreano.
Fino a qualche anno fa era molto difficile trovare traduttori diretti dal giapponese, cinese o coreano all’italiano. Si ricorreva dunque a traduzioni da una “lingua ponte”, in genere l’inglese o il francese.
Varie edizioni italiane di romanzi asiatici sono mediate dall’essere traduzioni della versione inglese. Ci si ritrova dunque a leggere una traduzione di una traduzione. E se già tradurre è un po’ tradire, la traduzione di una traduzione allontana ancora di più dall’originale.
L’uso della lingua ponte è una pratica molto comune nell’editoria italiana in caso di libri scritti in lingue come il coreano, l’indonesiano, il giapponese e il cinese.
Anche i romanzi della scrittrice premio Nobel Han Kang sono stati tradotti in italiano da Milena Zemira Ciccimarra a partire dalla traduzione inglese e non direttamente dall’originale coreano.
In origine si ricorreva alle lingue ponte perché non esistevano molti traduttori da quelle lingue all’italiano, mentre ce n’erano molti dal francese e dall’inglese.
Il numero di traduzioni dirette da lingue orientali è aumentato a partire dalla fine degli anni Ottanta, anche grazie alla nascita di case editrici specializzate nella pubblicazione di libri di letteratura orientale.
Oggi le maggiori case editrici traducono quasi sempre dalle lingue originali. Si è infatti affermata negli anni una nutrita schiera di traduttori di valore, come Bruno Forzan per la lingua giapponese.
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