Leggi anche: Volevano costruire una nuova città ai Castelli Romani, il Tribunale blocca i costruttori
La costruzione della nuova città era prevista in zona Divino Amore-Mugilla, nel territorio del comune di Marino.
Ma il progetto ha subito un altro duro colpo.
Martedì 9 dicembre il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio ha respinto per tre volte, con tre diverse sentenze giudiziarie, i ricorsi presentati da varie e importanti aziende del settore edile contro il vincolo paesaggistico imposto dal Ministero della Cultura.
Il Tar ha dunque confermato la validità delle motivazioni a tutela del territorio. La decisione ribadisce che l’area interessata conserva valori ambientali e storici di eccezionale rilevanza, che meritano una protezione rigorosa.
‘No’ alla nuova città tra Castelli Romani e Roma
La zona, che comprende alcune tenute storiche e vaste porzioni di campagna romana, è stata giudicata di notevole interesse pubblico. Il vincolo mira a preservare un paesaggio unico per le sue caratteristiche agricole, geologiche e naturalistiche, celebrato nei secoli da artisti e viaggiatori.
La Soprintendenza ha condotto un’istruttoria approfondita, supportata da una dettagliata relazione che documenta lo stato dei luoghi e il loro valore identitario.
Secondo il Tribunale, il vincolo garantisce la continuità della tutela paesaggistica, connettendo aree già protette e limitando l’espansione urbanistica disordinata.
Questo approccio è stato giudicato pienamente legittimo, confermando che la bellezza panoramica e l’integrità del paesaggio devono prevalere sugli interessi edificatori.
‘Il vincolo dei Castelli Romani non si tocca’
Le società promotrici che si occupano di costruzioni edili avevano contestato la validità del vincolo, per l’ennesima volta, sostenendo che l’area presentasse scarsa rilevanza paesaggistica e archeologica.
Tuttavia, il Tribunale ha considerato queste affermazioni infondate. La frammentarietà urbanistica lamentata si concentra prevalentemente nelle aree esterne al vincolo, mentre i lotti inclusi mostrano una coerenza con il paesaggio agrario tipico della zona.
La Soprintendenza ha inoltre sottolineato che il vincolo non impedisce del tutto nuove iniziative, purché rispettino le prescrizioni del piano paesaggistico e mantengano l’uso agricolo del territorio. Questa disciplina è ritenuta essenziale per salvaguardare la continuità del paesaggio e il suo significato storico-culturale.
La tutela ambientale tra i Castelli Romani e Roma
Un altro punto centrale della sentenza riguarda il rapporto tra tutela paesaggistica e pianificazione urbanistica.
Il Tribunale ha ribadito che la protezione del paesaggio, sancita dalla Costituzione, prevale su qualsiasi piano di sviluppo urbano. Pertanto, il vincolo imposto dal Ministero è legittimo anche se si sovrappone a precedenti previsioni urbanistiche regionali o locali.
Nessuna disparità di trattamento
Tra le critiche mosse al vincolo vi era anche l’accusa di disparità di trattamento rispetto ad altri progetti urbanistici nella stessa area.
Il Tribunale ha rigettato questa censura, spiegando che ogni caso è stato valutato sulla base delle specifiche caratteristiche dei territori interessati.
Inoltre, è stato escluso qualsiasi illegittimo affidamento su permessi non ancora rilasciati, dato che le autorizzazioni urbanistiche non erano state completate.
La questione economica
Le società ricorrenti avevano sollevato preoccupazioni circa il valore economico dei terreni, sostenendo che il vincolo li rendesse di fatto inedificabili.
Il Tribunale, però, ha chiarito che il vincolo non rappresenta un esproprio, ma una misura di tutela compatibile con i principi costituzionali. La possibilità di valorizzare l’area attraverso progetti compatibili con le norme paesaggistiche rimane aperta.
Conclusione
Con questa sentenza, il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio conferma ancora una volta la centralità della tutela ambientale e paesaggistica nel bilanciamento tra sviluppo urbanistico e conservazione del territorio.
Il progetto per una nuova città resta, per ora, un sogno irrealizzabile, bloccato da vincoli che proteggono una delle aree più preziose e rappresentative del patrimonio italiano.
Leggi anche: Addio semaforo sull’Appia nuova: al via 9 espropri per la nuova maxi rotatoria