Un cittadino ha presentato ricorso sull’esproprio della propria azienda, che di fatto veniva spaccata a metà dai lavori per il percorso previsto.
Leggi anche: Espropri collegamento Pontina-A1 bloccati da un’azienda ‘spaccata a metà’. Ma la soluzione c’è
Il Tribunale amministrativo Regionale (Tar), sezione di Latina, ha accolto la richiesta del commissario per la realizzazione della strada, conosciuta come “Bretella Cisterna Valmontone” e sta valutando se spostare la competenza a Roma per quanto riguarda la discussione del ricorso.
Nel frattempo, comunque, gli espropri restano sospesi.
Un bel problema per un’opera tanto attesa quanto controversa visto l’impatto ambientale.
Il ricorso in Tribunale
Gli avvocati Francesco Di Ciollo, Giovanni Di Ciollo e Alessandro D’Angelis, per conto di un cittadino, avevano presentato il ricorso presso il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio
Il ricorso chiedeva l’annullamento dell’esproprio dei beni di proprietà del cittadino, quindi contro il Commissario straordinario di Governo per la realizzazione della Cisterna-Valmontone, Antonio Mallamo, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile, Astral e Regione Lazio,
Il Tar di Latina ha inviato tutti gli atti al tribunale di Roma per stabilire la competenza, così come richiesto dagli avvocati del Commissario straordinario per l’opera, Antonio Mallamo.
I terreni su cui c’è il braccio di ferro sono a Giulianello di Cori, vicino al Monumento Naturale del Lago di Giulianello.
Espropri Pontina-Autostrada A1 dividono a metà un’azienda
Scrivono i legali nel ricorso:
“La realizzazione della Bretella, e per essa il previo esproprio dei terreni finirebbe per dividere sostanzialmente in due parti l’azienda agricola, incidendo negativamente sulla profittabilità dei fondi, in quanto relativo sfruttamento risulterebbe fortemente, se non totalmente, compromesso dalla costruzione di un corridoio autostradale, oltre a incidere profondamente sul territorio, modificandolo irreversibilmente mediante eliminazione della macchia vegetativa sullo stesso insistente”.
“L’impatto sull’azienda e sull’ambiente circostante del tracciato di progetto è molto profondo con limitazioni irreversibile”, si legge ancora.
La soluzione alternativa, una galleria
Non solo: non sarebbe stata data sufficiente pubblicità all’avvio del procedimento di esproprio, senza dare modo ai proprietari di proporre osservazioni.
Il cittadino suggerisce anche una modifica al tracciato:
“Il Colle della Caprigliana – spiegano gli avvocati nel ricorso – mostra sia sulla superficie superiore che ai suoi lati molti affioramenti di materiale tufaceo, e da ciò ne consegue che lo scavo in galleria potrebbe avvenire nello strato tufaceo, che, come noto, ha buone caratteristiche meccaniche e i tempi di realizzo dell’opera in galleria dovrebbero essere, quindi, ragionevolmente brevi”.
Per ora il Tar ha rinviato tutto, si dovrà aspettare la fissazione di una nuova udienza.