Ma, come per ogni cosa bella, c’è bisogno di occhi che sappiano guardarla.
Le storie di Gurpreet Singh
Gurpreet Singh, giovane indiano, da qualche mese percorre in lungo e in largo la città in cerca di storie.
Con una Sony appesa al collo, prima ascolta, senza riserve, il vissuto della gente. Poi scatta, con consapevolezza e dovizia di particolari. Il prodotto finito, previa autorizzazione, è poi pubblicato sulle sue pagine Instagram e Tik Tok (@gur_photographer), ogni giorno un po’ più seguite.
Una coccola che la città sembra apprezzare. Gurpreet non ricorda scatti negati. In compenso, lunghe chiacchierate con anziani, dapprima diffidenti, poi desiderosi di raccontarsi.
Vivaci scambi di battute con adolescenti eccitati all’idea di essere scelti. Giocosi siparietti ogni qualvolta sia un bambino ad essere al centro dell’obiettivo e, automaticamente, dell’attenzione dei passanti inteneriti.
Da bracciante agricolo a fotografo di strada
La spinta verso il prossimo non è mai mancata a Gurpreet. Arriva a Latina nel 2011 con il ricongiungimento familiare. Lavora come bracciante agricolo e vivaista nelle campagne pontine per dieci anni. Consegue poi la terza media. Nel 2023 è impiegato come interprete nello sportello per il contrasto al caporalato della Caritas di Latina.
Nel tempo libero aiuta informalmente amici e connazionali a muoversi nel dedalo della burocrazia italiana che può essere molto complicata già per i nativi.
L’idea di diventare fotografo di strada nasce dall’ascolto e incontro fra due passioni: fotografia e spiritualità che Gurpreet coltiva quotidianamente attraverso la lettura di libri, l’ascolto di podcast, la meditazione, la partecipazione a corsi di crescita personale e, chiaramente, il contatto diretto con le persone, grazie al format che promuove sui social.
Racconta Gurpreet:
“Penso che ognuno abbia qualcosa da condividere con il mondo. Questo è il motivo per cui ho iniziato il progetto. Le foto sono importanti, ma le interviste ancora di più perché mi permettono di conoscere la storia delle persone.
Quando esco a fotografare, lascio l’intuito libero di guidarmi. Qualcuno attira la mia attenzione e io gli chiedo una condivisione e un ritratto.
Noto che non crediamo abbastanza in noi stessi e abbiamo molte insicurezze. Io stesso abbandonai il progetto più di una volta perché non mi sentivo ancora pronto.
La spiritualità è sicuramente ciò che mi aiuta di più a dialogare con le persone”.
Porta spesso con sé una piccola stampante per omaggiare i soggetti dei suoi scatti e nutrirsi del loro stupore.
In un quotidiano frenetico l’invito di Gurpreet è a fermarsi per conoscersi e riconoscersi, creando comunità e animando gli spazi della città.
Gli è capitato che ad un incontro seguisse un invito a cena e la conoscenza di nuove persone. O che qualche agenzia di moda contattasse giovani di Latina per delle proposte di lavoro, dopo essersi imbattuta negli scatti di Gurpreet.
La città come laboratorio sociale
A Latina il giovane Gurpreet Singh con i suoi scatti elogia la diversità, mette in luce la bellezza dell’umanità attraverso il linguaggio universale della fotografia. La sua storia è un esempio di integrazione e riscatto sociale.
Una testimonianza profonda di attenzione ed empatia che spesso mancano nella società odierna, condannando all’invisibilità e alla creazione di scarto sociale. Una risposta all’indifferenza. Per dirla alla Don Milani, un “I care”.
Di fronte ad una città sempre più multiculturale ed eterogenea la chiusura non può e non deve essere l’unica risposta possibile.
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