Un lungo braccio di ferro tra residenti e Amministrazione comunale sta tenendo in sospeso il destino di alcuni appartamenti confiscati alla criminalità e situati dentro ad un palazzo di Frascati situato in via di Fontana Vecchia n. 8.
Da oltre tre anni, le famiglie che abitano nel condominio “Ada” si oppongono tenacemente alla decisione del Comune di Frascati di destinare l’immobile a struttura socio-assistenziale, poi modificata in officina municipale.
Frascati, dopo 3 anni, il destino dei 4 appartamenti situati dentro il condominio Ada
Al centro della disputa, un regolamento condominiale che, secondo i residenti, vieta l’utilizzo dell’edificio per attività che possano disturbare la quiete pubblica o comportare un afflusso eccessivo di persone.
Un vincolo che, a loro avviso, l’amministrazione comunale avrebbe ignorato.
La battaglia legale è stata lunga e complessa. I condomini hanno presentato ricorso al TAR del Lazio, contestando la legittimità delle decisioni dell’ente locale e sostenendo la violazione delle norme condominiali.
Il Tribunale Amministrativo Regionale, tuttavia, ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo che la controversia dovesse essere risolta dal giudice ordinario, ossia dal Tribunale Civile di Velletri.
Immobili destinati a tornare nelle mani dello Stato
La questione solleva interrogativi importanti sul destino dei beni confiscati alla criminalità.
Da un lato c’è la necessità di reinserire questi immobili nel tessuto sociale, destinandoli a finalità di pubblica utilità, dall’altro va tutelato il diritto dei cittadini a vivere in un ambiente tranquillo e rispettoso delle regole condominiali.
La vicenda di Frascati è un caso emblematico di un conflitto tra interessi collettivi e individuali.
Da un lato, c’è l’interesse della comunità a disporre di strutture pubbliche a servizio dei cittadini. Dall’altro, c’è il diritto dei condomini a vedere rispettate le proprie aspettative e le regole che disciplinano la vita condominiale.
La decisione finale spetterà ora al giudice ordinario, ammesso e non concesso che i condomini ‘residui’ decidano di proporre un nuovo ricorso giudiziario ordinario e non amministartivo.
Nel frattempo, la situazione di stallo prolungato continua a generare tensioni tra i residenti e l’amministrazione comunale, con il rischio di alimentare un clima di sfiducia e di esasperazione.
È auspicabile, forse, che le parti in causa trovino una soluzione condivisa, che concili le esigenze della collettività con i diritti dei singoli cittadini.
Una soluzione che consenta di restituire alla comunità un bene confiscato alla criminalità, senza ledere i diritti dei residenti e nel rispetto della legge.
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