Il Tribunale Amministrativo Regionale (Tar) del Lazio ha condannato l’amministrazione comunale pometina per non aver adempiuto agli obblighi derivanti da un decreto di esproprio di un terreno e per aver ignorato successivamente le richieste esplicite sostenute dal proprietario di questo terreno di risolvere una situazione di occupazione illegittima di terreni privati.
Il ricorso, presentato dal proprietario dei terreni coinvolti, ha messo in evidenza gravi inadempienze amministrative da parte del Comune di Pomezia.
Pomezia sbaglia il decreto di esproprio
La vicenda ha origine con l’occupazione d’urgenza, avvenuta nel 1997, di un terreno necessario per la realizzazione di un’opera pubblica e con il successivo decreto di esproprio emesso nel 2000.
Oltre a questo il Comune di Pomezia ha occupato senza titolo ulteriori porzioni di terreno, appartenenti al medesimo proprietario.
Nonostante il tempo trascorso e le reiterate richieste formali, l’amministrazione non ha completato le procedure necessarie per regolarizzare la situazione.
Le richieste del proprietario, presentate nel 2023 e reiterate nel 2024, includevano la trascrizione del decreto di esproprio e la voltura catastale e, infine, l‘adozione di un decreto di acquisizione “sanante” per i terreni occupati senza titolo.
Il Comune di Pomezia ha risposto a queste richieste solo parzialmente, dichiarando che le procedure richiedevano tempi più lunghi del previsto, senza però fornire una tempistica concreta.
Le decisioni del Tribunale
Il Tribunale ha giudicato fondate le accuse del ricorrente e accolto il ricorso del cittadino pometino, evidenziando che l’amministrazione comunale ha mantenuto una condotta inadempiente e dilatoria.
Tre i punti principali contestati al Comune di Pomezia.
Violazione del silenzio-inadempimento.
Il Comune non ha risposto in modo adeguato alle istanze del proprietario, configurando una violazione degli obblighi di legge in materia di trasparenza e gestione dei procedimenti amministrativi.
Mancata trascrizione del decreto di esproprio.
Nonostante il decreto risalga al 2020, l’amministrazione non ha ancora provveduto alla sua trascrizione presso gli uffici competenti, lasciando in sospeso la regolarizzazione formale del terreno espropriato.
Occupazione sine titulo.
Il Comune non ha adottato alcun provvedimento definitivo per le particelle occupate senza titolo, prolungando una situazione di illecito che perdura da anni.
Le responsabilità del Comune di Pomezia
Il Tribunale ha sottolineato che il Comune avrebbe dovuto:
- procedere tempestivamente alla trascrizione del decreto di esproprio per regolarizzare la situazione giuridica del terreno espropriato
- adottare un provvedimento espresso, decidendo tra l’acquisizione delle particelle occupate sine titulo o la loro restituzione al proprietario, previo ripristino dello stato originale
- evitare ulteriori contenziosi, gestendo con celerità e precisione le operazioni tecniche necessarie, come il frazionamento catastale.
Nonostante le giustificazioni sostenute dall’amministrazione, il Tribunale ha rilevato che tali motivazioni non rappresentano un motivo valido per il prolungarsi dell’inadempienza.
Il Tar ha quindi intimato al Comune di Pomezia a provvedere a rispondere a tutte le istanze del proprietario e inoltre anche a 1.500 euro di spese processuale.
Implicazioni della sentenza
Questa vicenda mette in luce gravi carenze nella gestione amministrativa del Comune di Pomezia, che non solo ha ignorato obblighi legali, ma ha anche contribuito ad aggravare la situazione di incertezza per il proprietario dei terreni.
La condanna del Tribunale impone ora al Comune di Pomezia di agire con urgenza per ripristinare la legalità, evitando ulteriori ritardi e potenziali sanzioni.
Il caso rappresenta un monito per le amministrazioni pubbliche sull’importanza di gestire in modo tempestivo ed efficace le procedure di esproprio, garantendo il rispetto dei diritti dei cittadini e delle norme vigenti.
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