Il Tribunale Amministrativo Regionale (Tar) del Lazio (Sezione Seconda Quater) ha annullato il provvedimento di acquisizione di un immobile abusivo e delle aree circostanti.
Il Comune di Nemi sbaglia l’acquisizione dell’immobile abusivo
La vicenda ha origine nel 2005, (quindi precedenti amministrazioni e uffici comunali) quando il Comune di Nemi emise un’ordinanza di demolizione per un immobile abusivo. Un successivo ordine del Comune, risalente al 2016, riguardava la successiva ordinanza di acquisizione dell’immobile al patrimonio municipale.
Il provvedimento impugnato disponeva l’acquisizione gratuita al patrimonio comunale non solo dell’immobile irregolare, ma anche di circa 2.600 metri quadrati.
Tuttavia il proprietario attuale dell’immobile ha contestato l’atto in tribunale, sostenendo che l’acquisizione fosse illegittima. Secondo la difesa, il Comune avrebbe potuto acquisire solo una porzione molto più ridotta del terreno, limitata a circa 125 metri quadrati.
Le motivazioni della sentenza del Tar del Lazio
Il Tar del Lazio ha accolto le ragioni del ricorrente, sottolineando diverse irregolarità nella procedura adottata dal Comune. La corte ha evidenziato come le ordinanze di demolizione del 2005 e di acquisizione al patrimonio del 2016 non fossero quindi corrette.
Un altro punto cruciale è legato alla mancanza di “omogeneità di contenuti” tra le ordinanze emesse e l’atto di acquisizione. Il TAR ha ribadito che ogni procedura di esproprio deve essere strettamente collegata agli abusi contestati e formalmente accertati.
Nel caso di Nemi, l’amministrazione ha invece incluso aree non giustificabili sulla base degli atti, generando una violazione del diritto di difesa del proprietario.
Le conseguenze per il Comune, dopo l’esproprio sbagliato
La sentenza ha annullato l’atto di acquisizione, dichiarandolo illegittimo.
Di conseguenza, l’immobile abusivo e le relative opere non verranno demoliti né acquisiti al patrimonio comunale.
Inoltre, il Comune di Nemi dovrà sostenere le spese legali, quantificate in 3.000 euro, oltre agli accessori di legge.
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