Dopo anni di battaglie legali, il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio ha confermato la validità del diritto di annullamento in autotutela esercitato dal Comune, che ha disposto la rimozione del dehors (una sorta di chiosco) annesso alla “Caffetteria Margherita”.
La struttura, considerata non regolare, dovrà essere smantellata e l’area ripristinata allo stato originale. La vicenda, iniziata nel 2019, mette in luce le criticità amministrative e ambientali legate all’occupazione di suolo pubblico in una zona di pregio paesaggistico.
Castel Gandolfo ci ripensa, il chioso sul lago va rimosso
Tutto è iniziato nel febbraio 2019 (sindaco Milvia Monachesi), quando la società Aledoma 011 S.r.l., titolare della caffetteria sul lungolago, ha presentato una Segnalazione Certificata di Inizio Attività (SCIA) per la realizzazione di un dehors di oltre 10 metri di lunghezza.
Il silenzio-assenso dell’amministrazione ha permesso l’avvio dei lavori, ma nel dicembre 2022 (sindaco Alberto De Angelis) il Comune di Castel Gandolfo ha annullato il titolo autorizzativo, citando l’assenza di una concessione valida per l’occupazione del suolo pubblico e la mancanza di pareri necessari, come quello dell’Ente Parco dei Castelli Romani.
La controversia si è intensificata con il successivo ordine, emesso nel febbraio 2023, di rimozione delle opere. Secondo il Comune di Castel Gandolfo, la concessione di suolo pubblico originaria, rilasciata nel 2017 alla precedente gestione, era temporanea e non poteva essere trasferita o rinnovata senza una nuova istruttoria.
Per il Tribunale il “silenzio-assenzo” non basta
Il lago di Castel Gandolfo è parte integrante del Parco Regionale dei Castelli Romani, un’area soggetta a vincoli stringenti per la tutela del paesaggio.
Qualsiasi intervento, anche temporaneo, richiede un’autorizzazione paesaggistica e il rispetto di regolamenti comunali specifici.
Nonostante il parere favorevole iniziale degli enti preposti, la mancata disponibilità formale del suolo ha rappresentato un ostacolo insormontabile.
Il TAR, nel rigettare il ricorso presentato dalle società coinvolte, ha sottolineato come la concessione di suolo pubblico non possa formarsi automaticamente tramite silenzio-assenso, essendo un atto costitutivo che stabilisce un rapporto giuridico tra privato e amministrazione.
Inoltre, ha rilevato che la concessione originaria, limitata al 2017, non poteva essere prorogata senza una richiesta tempestiva e il pagamento dei canoni dovuti.
Storia finita o ulteriore ricorso?
Il caso del dehors sul lungolago è emblematico delle difficoltà nella gestione degli spazi pubblici in contesti vincolati.
La sentenza conferma la necessità di un controllo rigoroso e di una pianificazione trasparente per evitare occupazioni irregolari.
Il Comune di Castel Gandolfo ha ora il compito di garantire il ripristino dell’area, salvaguardando l’equilibrio tra attività commerciali e tutela ambientale.
Per i gestori della caffetteria, la decisione rappresenta un duro colpo. Tuttavia, il TAR ha ribadito che la mancanza di una concessione valida e la violazione dei vincoli paesaggistici rendono la permanenza della struttura incompatibile con le normative vigenti.
In ogni caso, per i titolari resta la facoltà di un ricorso al Consiglio di Stato, secondo ed ultimo grado della Giustizia Amministrativa, contro la sentenza del TAR Lazio.
Leggi anche: Il video esclusivo svela cos’è la maxi struttura nella Villa dei Papi. E ci sono due grossi problemi